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mercoledì 7 novembre 2007

Immanuel un formidabile "Casto Divo".

(Cadavrexquis) Come potrei non condividere con i miei lettori la scoperta di un artista (Artista, anzi) che ieri mi ha procurato un tale buon umore da rasentare l'euforia? Sarei egoista se non lo facessi, ma non voglio attribuirmi il merito della scoperta. E' pure probabile che altri, più scafati di me, conoscano l'opera di Immanuel (nella foto) da lunga pezza e che io arrivi solo adesso, con l'ultimo treno.
Lui ieri mi contatta e mi manda il link a questo video,
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dicendomi che probabilmente mi sarebbe piaciuto - e intendeva probabilmente la "forma materiale" dell'Artista stesso, Immanuel, di biondo e gentile aspetto - e aggiungendo che il testo potevo anche averlo scritto io. Troppo onore: io non sarei stato in grado di produrmi in una critica così ficcante dell'ipocrisia e della sessuofobia clericale! In ogni caso, folgorato dalla profondità delle metafore e dall'afflato mistico che anima questa canzone ed eleva lo spirito (ma non solo) dell'ascoltatore, mi sono messo a caccia di sue notizie.

E ho trovato il sito ufficiale dell'Artista, dove è possibile ascoltare quasi tutta la sua opera omnia. Così stanotte mi sono piazzato davanti al computer e ho passato in rassegna un brano dopo l'altro. Intrigato, divertito, rapito, estasiato. Non so che cosa ci sia dietro questa operazione, ma sono affascinato dai numerosi contrasti che danno vita a questi pezzi.
Da un lato il carattere assolutamente esplicito e osceno dei testi - Io la do e Buchi proibiti sono tra le mie favorite -, dall'altro il tono assolutamente antienfatico con cui Immanuel intona le sue liriche immortali. Gli inglesi chiamano questo tipo di recitazione "deadpan".

Sembra infatti che stia declamando la lista della spesa. Questa impresa è aiutata dalla sua aria angelica: nessun maledettismo legato al racconto dettagliato di sodomie, fistfucking, bukkake, bondage, coiti nelle dark-room, orge annoiate, ispezioni rettali e via delirando, ma una reductio delle suddette pratiche al loro grado zero di banalissime esperienze umane e, quindi, al loro carattere di assoluta quotidianità. Il sesso che Immanuel canta viene così spogliato della sua aura di "trasgressività", tanto che lui sembra dirci con tono di superiore saggezza: "Vedete, in fondo è tutto qui, è inutile menarla tanto". E lo fa con la sua voce bassa, impostata, che a tratti - soprattutto in Io la do - a me ha ricordato la timbrica di Miguel Bosè.

Dal sito di Immanuel è possibile anche scaricare, zippato (eccolo qui), un agile volumetto (Divarication) in cui l'Artista espone la sua estetica e la sua poetica. Dite che non è una cosa seria? A dire il vero, a me sembra più serio lui di Gigi D'Alessio o di Laura Pausini.

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