(Cadavrexquis) Vladimir Luxuria è la deputata transgender nota per avere votato, insieme con il suo gruppo parlamentare, a favore del mantenimento dell'esenzione dell'Ici sugli immobili (anche non a fini di culto) della chiesa cattolica. E' la stessa deputata che oggi protesta perché il vescovo di Foggia le ha impedito di partecipare, come testimone, alle nozze in chiesa di sua cugina: una grave discriminazione, a suo dire. Lo è davvero? Io faccio due considerazioni. In primo luogo mi stupisco sempre che esistano soggetti che, come Luxuria, fanno di tutto per essere accettati da una setta che, giudicandoli devianti e disordinati, si adopera facendo pressioni sulle istituzioni pubbliche affinché rimangano cittadini di serie B e affinché a loro vengano negati diritti che per gli altri cittadini sono un fatto acquisito. Non capisco perché vogliano a tutti i costi essere parte di qualcosa che, evidentemente, li considera un corpo estraneo. Perché, dunque, Vladimir Luxuria vuole fare per forza la testimone a una parente che si sposa in chiesa? E' lo stesso principio per cui Nichi Vendola, gay e comunista e cattolico, si fa fotografare mentre il prelato di turno gl'infila l'ostia in bocca? Perché questo desiderio di collaborare con il nemico e, allo stesso tempo, se il nemico ribadisce il suo disprezzo nei tuoi confronti, tu te ne stupisci e parli di un "divieto illegittimo e razzista"?
In secondo luogo, però, bisogna anche ricordare che quando il prete, in chiesa, officia un matrimonio, agisce anche da funzionario pubblico, in un certo senso. Il matrimonio è valido anche per lo stato italiano. E' uno degli effetti del Concordato tra lo Stato italiano e la chiesa cattolica: diversamente da quanto credono alcuni - tra cui l'estensore di un commento sotto l'articolo del Corriere online - chi si sposa in chiesa non celebra un "matrimonio religioso", bensì un "matrimonio concordatario". Chi oggi si sposa in chiesa non deve poi correre in municipio a farsi registrare il matrimonio avvenuto. Il matrimonio puramente religioso - cioè, senza effetti civili e senza che il sacerdote agisca anche da funzionario pubblico - credo non esista nemmeno o, se esiste, è rarissimo. Se il matrimonio fosse puramente religioso - cioè non avesse valore anche per lo Stato italiano -, il prelato che lo celebra avrebbe tutti i diritti di escludere Luxuria o chiunque altro non corrisponda alle regole, per quanto balzane, della sua setta. Sarebbe spregevole, ma sarebbe come se un ebreo pestasse i piedi e si lagnasse perché non può fare carriera all'interno di un partito nazista. Ma poiché il matrimonio è concordatario, non penso proprio che il vescovo abbia diritto di rifiutare Vladimir Luxuria come testimone: non può farlo perché in quel momento sta agendo anche come funzionario pubblico, cioè in nome dello Stato e quindi di tutti, anche di coloro che non fanno parte della chiesa cattolica.
A me pare, insomma, che questa situazione sia esemplare per molti aspetti: la stupidità di chi, come Vladimir Luxuria, vuole blandire chi odia lei e quelli come lei; la protervia con cui la chiesa cattolica cerca di imporre le sue concezioni anche quando non agisce in ambito puramente religioso ed è così abituata a farlo da non rendersene nemmeno più conto; l'ambiguità che nasce in certe situazioni a causa di quella "strana cosa" che è il Concordato tra lo Stato italiano e una fede religiosa - una dimostrazione in più del fatto che andrebbe abolito. Nella fattispecie, se il matrimonio fosse solo civile, è evidente che il funzionario pubblico non potrebbe impedire a un transgender di fare il testimone. Così è altrettanto evidente che se il matrimonio religioso fosse solo tale - e celebrato oltre al matrimonio civile per chi aderisce a quella determinata fede - i suoi ministri avrebbero tutto il diritto di escludere coloro che non ritengono "adeguati" ai loro princìpi, ai loro dogmi o alle loro fole. Per come stiamo adesso, ci ritroviamo a metà strada, esposti alle critiche che provengono da entrambe le parti.
Nessun commento:
Posta un commento