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mercoledì 21 novembre 2007

Subsonica: l’eclissi e la ricerca di un raggio di luce.

(Panorama) L’ultimo lavoro si chiamava Terrestre. Il 23 novembre, a distanza di due anni, i Subsonica racconteranno la Terra partendo da un’Eclissi. Questo il nome del nuovo disco che da Jesolo (23 novembre) i cinque musicisti piemontesi suoneranno per l’Italia, passando per Bologna (24), Firenze (29), Roma (30), Caserta (1 dicembre), Milano (6 e 7) e Genova (8). La tournée finirà il 12 dicembre là dove tutto inizia e prende forma: Torino. Ad anticipare il ritorno, il singolo La glaciazione (ascoltabile su MySpace), che rappresenta il tema di tutto il disco “una visione simbolica in chiave astronomica del tempo attuale”.

La glaciazione racconta “l’eclissi di una sazia e spenta civiltà”. Siete diventati pessimisti?
Questo è un disco cupo, scuro, ma non senza speranza. Dopo l’eclissi infatti torna sempre il sole. È un racconto lucido di ciò che ci succede attorno, un futuro a corto raggio dove la politica, l’economia, la geografia mondiale cambiano velocemente e si consumano, come la tecnologia. Ma noi cantiamo la realtà senza indottrinare né lanciare moniti, è un’esposizione chiara dei fatti.
E quindi il tema della precarietà non poteva mancare?
Non siamo sloganisti. Certo raccontiamo la precarietà del mondo. Come quella di un giovane, che oggi anziché investire energie per costruirsi un futuro, cerca di fare il colpo gobbo andando in televisione. Questa ricerca del successo come soluzione ha spostato il baricentro di tutto, e un po’ è colpa dei media, della cultura che ci circonda.
Come cantate voi, sono “gli ultimi bagliori di un assordante nulla”?
La precarietà è un mondo che ti porta a essere ridotto. Per questo è necessaria una coscienza individuale più che collettiva. Abbiamo bisogno di un secondo Illuminismo.
Voi l’avete trovato nelle vostre origini?
Questo disco è un ritorno musicale alle nostre origini, dopo due anni passati tra remix e consolle. Facciamo un uso massivo dell’elettronica, ma non la usiamo come coloritura, o come copia e incolla per fare un arrangiamento infarinato. L’elettronica è il nostro linguaggio e in questo disco sono i suoni che raccontano il testo.
Un esempio?
Il pezzo Ali scure parla di bombe, e all’inizio i suoni sono tranquilli, rassicuranti, poi diventano sempre più importanti, esplosivi. Sono un commento sonoro. In La glaciazione invece a rubare la scena è l’arpeggiatore: basta schiacciare in contemporanea cinque note sulla tastiera e l’arpeggiatore te le risuona tutte in sequenza, in loop. Rende arrogante la scena sonora. Il sintetizzatore diventa il protagonista assoluto, come lo era una chitarra in un concerto negli anni sessanta.
E il vostro concerto come sarà?
Sarà tutto particolare. Un nuovo concetto di palco fuori dall’immaginario del concerto rock con il solito allestimento di batteria dietro e strumenti davanti. Scompariranno luci classiche, amplificatori, monitor. Le immagini saranno create da led, ci sarà un parallelepipedo di venti metri e noi cinque tutti in fila a testimoniare sul palco la stessa energia dei Subsonica.

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