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mercoledì 21 novembre 2007

Il chierichetto gay suscita sospetti. Il gay in tv, ci è o ci fa?

(Telebestiario di Francesco Specchia - TGCom) In qualunque altra parte del mondo del mondo la storia di Alberto Ruggin sarebbe una pernacchia nello spazio. O, al massimo, la trama sfilacciata di una sitcom anni 80. Di quelle che si giravano nei tinelli Ikea, attori a cottimo, risate preregistrate, sceneggiatori disperati dalla condanna di portare sempre più in l’asticella della trasgressione. In Italia, invece, con la storia di Alberto Reggin ci frullano una polemica ad uso giornalistico e a sfondo sociale che precede –curiosamente- la messa in onda di un programma che da anni non desta più il nostro entusiasmo.

La storia di Alberto Ruggin affonda nella miseria delle piccole cose. Alberto Ruggin è un ventenne di Este, provincia di Padova, dallo sguardo neutro, né bello né brutto, né simpatico né antipatico, con un passato da chierichetto e da catechista, il tutto ammantato da una strepitosa mediocritas. Finché, almeno, Il Mattino di Padova non ne rivela l’omosessualità anticipando la puntata di Ciao Darwin, “Omosessuali contro eterosessuali”a cui, come un novello Rimbaud in terra d’Africa, Alberto Ruggin partecipa. Il giorno dopo, il parroco di Alberto Ruggin, appresa la notizia e preso da furore biblico, s’incazza; e allontana il pederasta dal coro della Chiesa nel quale era allocato da sette anni, e lo invita a non presentarsi “mai più”.

Alberto Ruggin , che è tra i fondatori dei Circoli della Libertà locali, s’abbacchia un po’, ma i giornali montano il caso, la polemichetta infuria e “Ciao Darwin” –di conseguenza- si abbevera agli ascolti (24,94% di share). Ora, sarebbe troppo facile inveire contro il prelato e accusarlo di omofobia, e far notare che –dati i sempre più frequenti casi di omosessualità e pederastia denunciati nella Chiesa cattolica- , bè, insomma, più elegante sarebbe stroncare le proprie sfuriate sul nascere. E sarebbe ancor più facile –o mio dio sarebbe davvero ignobile- sospettare che tutto questo can can sia stato artatamente congegnato da lumeggianti uffici stampa allo scopo di risollevare gli ascolti. Sarebbe facilissimo sospettare tutto ciò.

Troppo. Invece, proviamo a cambiare l’ottica. Alberto Reggin o ci è o ci fa. C’era bisogno, dopo anni di sofferto (supponioniamo) understatement, di rendere partecipi gli italiani della propria intimità in un programma che ha inevitabilmente strologato nel trash? Frega davvero a qualcuno l’outing di un ex chierichetto padovano, in un mondo –quello della tv- dove ormai chiunque dichiara d’essere qualsiasi cosa? E’ davvero di pregnante interesse, tra Gay Pride, Dico, Pacs eccc.. che Alberto Ruggin da Este informi due milioni di spettatori dei suoi gusti sessuali? Da Cecchi Paone a Vladimir Luxuria, da Platinette a Malgioglio alle ex letterine, dal primo dei politici all’ultimo degli addetti alle luci, i cosiddetti “outing” sono talmente all’ordine del giorno che perfino amici come Daniele Scalise e Alessandro Golinelli, gay dichiarati e dalla lucidità di pensiero fuori dal comune, ne condannano l’abuso. L’orgoglio gay ostentato è ormai è di moda come i pantaloni a zampa d’elefante.

L’abbiamo già scritto e lo ripetiamo. La froceria da carri carnevaleschi, le paillettes e le pose da Drag Queen distruggono in un minuto cinquant’anni di lotta alla discriminazione sessuale, così come il machismo idiota e estremizzato di certa destra ha reso grandi icone del cinema come John Wayne, involontarie icone paranaziste. Perchè, tanto per essere politically uncorrect, un cretino rimane un cretino al di là delle differenza di razza, religione abitudini politiche e sessuali. Ciò detto stupisce che “Ciao Darwin” ( e l’autore principe Stefano Magnaghi, che pure alla direzione di Italiano fece buone cose) costruisca un programma esasperando un dualismo inesistente. L’interpretazione goliardica della tv funziona una volta, due. Già la terza ti fa venire l’orchite. Ma lo diciamo sottovoce. Perché temiamo che all’amico Magnaghi venga in mente di confezionare una puntata tra quelli che hanno le palle girate guardando Ciao Darwin contro quelli che non ce li hanno. E, magia della tv, in quel momento l’incauto Alberto Ruggin sarà già passato di moda…

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