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mercoledì 21 novembre 2007

Teatro: Qui si recita a calembour.

Al debutto il nuovo spettacolo-kermesse di Alessandro Bergonzoni. Titolo: 'Nel'. E cinque trame choc.

(Vincenzo Trione - L'Espresso) Non vi è principio, né epilogo. D'incanto, si precipita in un flusso, nel quale tutto ci piove addosso, nello stesso istante: parole, evocazioni. "È uno spettacolo complesso da descrivere, più dei miei precedenti", dice Alessandro Bergonzoni, riferendosi a 'Nel', la cui prima si terrà il 21 novembre al Teatro Duse di Bologna, con la regia di Riccardo Ridolfi.

Cos'è 'Nel'? Non vi si parla di realtà, non si racconta una storia, non si segue un plot, non ci si riferisce a specifiche esperienze, non si rimanda a situazioni di cronaca. Dunque? "'Nel'" è tutt'altro: "È alterità, è un altrove possibile: non attende risposte, è indimostrabile". A differenza di quanto avveniva in 'Predisporsi al micidiale', ora l'azione drammaturgica non è ferma, ma dinamica. L'incipit è costituito da alcune memorie fotografiche: uno choc. "Mi trovo in un posto che non ricordavo di aver abitato una volta". Da questo smarrimento si snoda una carrellata di visioni: sono "deambulazioni immaginarie, viaggi nell'imperscrutabile, camminate nell'insolito".

Come spesso avviene nelle performances dell'autore bolognese, è davvero difficile orientarsi. Dove siamo? A cosa stiano assistendo? Solo a una cascata di trucchi verbali, di calembour, di non-sense? Ci illudiamo di essere in un happening comico. E, intanto, ci smarriamo in una messa in scena concettuale. Fortemente legato al gusto per le sperimentazioni avanguardistiche, Bergonzoni è animato da un preciso obiettivo: vuole allontanarsi da un'epoca segnata "da inquinamenti e da ricreazioni forzate", per dar voce all'intelletto. E intraprendere una passeggiata che conduca da una dimensione fisica a una metafisica. "L'artista è colui che fa vedere il pensiero, e lo proietta verso il pubblico".

Inutile provare a recuperare tracce precise sulla trama, perché non esiste una trama. Esiste solo un labirinto, nel quale abbiamo l'opportunità di intercettare le piroette compiute dalle parole: "I movimenti della scrittura che si fa". Il titolo dello spettacolo allude a questa incertezza. 'Nel' indica una precisa scelta poetica. Si riferisce all'attimo in cui entriamo in una dimensione interna: e siamo in quello che Bergonzoni chiama "il ventresco". Siamo catapultati in un territorio denso di suggestioni. Siamo al centro di una tela che si fa e si disfa incessantemente. "È il trionfo dell'accavallamento, del mucchio, del pieno, del colmo, del tutt'intero, del libero infinire, del non concludere mai". Una Babele dell'assurdo, un Sabba della compenetrazione, un suk del fantastico.

Non vi sono ordini, né gerarchie. Tutto avviene in contemporanea. "In alcune parti, può capitare che quattro o cinque eventi si svolgano all'unisono. È come quando su una pista più cavalli corrono insieme". Queste simultaneità sono accentuate da altre incertezze. Entriamo e usciamo dal buio, tra rivelazioni e nascondimenti. "Tra chiaroveggenza e scuroveggenza", afferma Bergonzoni, il quale, per la prima volta, ha curato anche le scenografie dello spettacolo. Sono apparizioni: "Quadri che vogliono mettere a soqquadro", spiega.

L'approdo è di impronta quasi surrealista. Dunque, cos'è 'Nel'? Una perlustrazione nelle regioni del meraviglioso, una riscoperta dello stupore infantile. "Più di ogni altra cosa, per me conta l'uso dell'incredibile, del magico", dice Bergonzoni.

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