Alla cerimonia finale del Grinzane Cavour Junior lo spettacolo di una compagnia di giovani della Galilea.
(Il Corriere della Sera) Venticinque ragazzi tra i 14 e i 25 anni, ebrei e arabi sullo stesso palco. Sul volto di ognuno la stessa maschera bianca che non permette distinzioni. Tutti uniti in una sorta di «laboratorio di teatro multiculturale», i ragazzi (la "Compagnia dell'Arcobaleno") danno vita a uno spettacolo di teatro-danza, Beresheet – In Principio. In scena va la tragedia dei momenti vissuti dai giovani che ogni giorno provano la sofferenza dell’interminabile guerra israelo-palestinese.
PREMIO GRINZANE CAVOUR JUNIOR - Il messaggio di speranza e di pace di Beresheet, che contiene in sé il valore della diversità come ricchezza, sarà lanciato anche nel corso della cerimonia finale del Premio Grinzane Cavour Junior (il 23 novembre all'Auditorium di Roma), giunto quest'anno alla sua quarta edizione. Si tratta di una delle più importanti manifestazioni nazionali dedicate alla letteratura per i più piccoli, promossa dalla stessa organizzazione del tradizionale Premio Grinzane Cavour e dedicata quest'anno proprio alle opere di narrativa per l'infanzia di autori italiani e stranieri tradotti in italiano che hanno come tema l'intercultura. Un assortito gruppo di bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni ha avuto il compito di scegliere il migliore tra i quattro titoli finalisti: Milly, Molly e Milos di Gill Pittar (Edt); C'era una volta il nonno di Emanuela Nava (Sinnos); Il Gatto del Rabbino di Joann Sfar (Rizzoli); Il viaggio di Mao-Mi di Lisa Bresner (Motta Junior).
BERESHEET- Il baby pubblico presente all'Auditorium sarà coinvolto in diversi momenti dai giovani della Compagnia dell'Arcobaleno. Sul palco due gruppi di attori con una maschera bianca sul volto, che, come parte di una composizione vivente, esprimono danzando il dolore della guerra, la solitudine di chi lotta per il dialogo e la volontà profonda di serenità. Uno di un gruppo tende la mano a quelli dell'altro gruppo fino alla rappresentazione di un «ponte» che conduce al «miracolo» del dialogo. Nello spettacolo vengono dette solo cinque frasi, che danno il senso profondo dello stato d'animo di chi vive in un Paese martoriato dalle guerre. «La libertà non esiste più», «Ormai non mi fa più effetto nulla…neanche la morte!», «Non c’e’ nessun posto sicuro!» , «Con quelli non ci si potra’ mai parlare!», «Mio Dio, deve esserci una soluzione! Deve esserci una speranza!».
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