(L'Unità) Il «monopolio mediatico» di Silvio Berlusconi è «un pericolo per la democrazia e di conseguenza deve essere corretto dalla legge». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, in un'intervista che verrà pubblicata mercoledì 20 sul quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung.
Tale legge, «che non deve punire nessuno e che migliorerà la situazione almeno in parte, finora viene bloccata al Parlamento», ha aggiunto. Il premier spiega di considerare come suo compito quello di «fare dell'Italia una democrazia normale». Visto «lo strapotere mediatico di Berlusconi» e l'atteggiamento di Forza Italia sulla proposta di riforma del sistema tv, infatti, «l'Italia non è un Paese normale. E per questo il mio ruolo come contrappeso è tanto importante per la democrazia in Italia».
Prodi ha inoltre respinto l'ipotesi, sollevata dall'intervistatore tedesco, di una sorta di accordo con Berlusconi per continuare a governare in cambio del mantenimento del potere mediatico del leader di Forza Italia: «Un tale accordo non c'è assolutamente. In tutta la mia vita non ho mai accettato mercanteggiamenti», afferma. Nell'intervista il presidente del Consiglio si è poi soffermato sul tema della legge elettorale. All'intervistatore che gli chiede cosa farebbe se i partiti di coalizione non frenassero la sua azione, Prodi risponde: «Prima di tutto modificherei la legge elettorale perché non possiamo continuare con questa. Ma, per quanto riguarda una riforma, non esiste unità né a sinistra né a destra».
Martedì Berlusconi ha fatto una prima profferta di dialogo sulla legge elettorale in cambio di una data certa per il rinvio alle urne. Una profferta che è stata accolta dal centrosinistra e in particolare dal segretario del Pd Walter Veltroni. Ma all'interno della compagine ulivista ci sono ancora molti dubbi sulla bontà della stessa. Si teme una trappola come fu per la Bicamerale, il dialogo con Massimo D'Alema andò avanti fino a un certo punto e poi Berlusconi si sfilò. Così stavolta si teme che potrebbe nuovamente potrebbe dialogare per mesi sulla legge elettorale, per poi far saltare tutto poco prima del referendum.
Prodi può però incassare il no di Berlusconi a un governo istituzionale, e il riconoscimento che il percorso di riforma è compito del Parlamento: una linea più volte sostenuta dal premier. Più complicato il giudizio sul bipolarismo e l'apertura al proporzionale puro: da palazzo Chigi non danno giudizi su sistemi elettorali, ma in questi giorni molti parlamentari vicini a Prodi sparano a zero sul ritorno al proporzionale. Quanto al bipolarimo nell'intervista alla Sueddeutsche Zeitung Prodi ribadisce che l'Italia ha bisogno «di due grandi partiti, uno di centrodestra ed uno di centrosinistra. Il mio compito era quello di creare un partito di centrosinistra e ci sono riuscito. Adesso la destra deve seguire».
La settimana scorsa c'era già stata una prima telefonata tra i due consiglieri dei due vertici dei Poli, ossia Gianni Letta e Goffredo Bettini, con l'invio della bozza "Vassallum", il passaggio successivo potrebbe essere quello di un incontro tra Berlusconi e Veltroni, ma solo dopo che i due abbiano fissato alcuni "paletti", evidentemente. Non viene commentata in dettaglio la proposta di Berlusconi di un Gproporzionale non machiavellico». «Ci apriamo al confronto, non difendiamo più la vigente legge elettorale - ha detto l'ex premier -, pensiamo ad un proporzionale non machiavellico, un proporzionale puro ma con sbarramento che eviti un eccessivo frazionamento». E nel frattempo dice però anche di non voler più essere «messo nell'angolo da Fini o Casini» e per ritrovare la centralità sulla scena politica ha lanciato il suo nuovo partito della Libertà.
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