Partiranno da Ushuaia, in Argentina, su una nave rompighiaccio che attraverserà lo stretto di Drake e li lascerà in Antartide. I numeri della competizione fanno rabbrividire, in senso molto poco metaforico. La gara sarà una maratona di 250 km in cinque giorni nel deserto più freddo della terra, con temperature tra i -10 e i -30, con un vento gelido a 40 km orari che farà percepire ancora più freddo.
L’atleta Francesco Galanzino è l’unico italiano a correre questa sfida, ed è anche molto ben piazzato: era arrivato secondo in Cina e in Egitto e terzo in Cile. Ma questa non è la sua prima gara al gelo. Ha già affrontato il Polo Nord, sempre quest’anno, e a chi gli chiede come affronta questa nuova sfida, risponde che non vede l’ora di sentire di nuovo il ghiaccio scricchiolare sotto i piedi: un’esperienza pazzesca. Speriamo solo che con gli occhiali vada meglio, perché l’altra volta gli si erano ghiacciate le ciglia ed era un’impresa già solo aprire e chiudere gli occhi.
Non è che faccia il corridore, di mestiere, Galanzino. Fa l’imprenditore e si occupa di impiantistica ambientale. E proprio perché ama così tanto la terra da volerla percorrere tutta, nella sua sfida lancia anche un messaggio. Se salvare il clima sta diventando una vera corsa contro il tempo, Galanzino vuole fare anche questa, e correrà portando alto lo stendardo di Greenpeace di cui è testimonial. Non solo: poiché con la partecipazione alla gara (principalmente con gli spostamenti aerei) Francesco causerà un’impronta ambientale, ovvero produrrà circa 6300 tonnellate di CO2, investirà in un progetto di efficienza energetica che preverrà il rilascio di altrettante quantità di anidride carbonica (nello specifico, l’avvio, in Africa dell’Est, della conversione delle lampade a kerosene in luci alimentate a energia solare). E poi userà soltanto cucchiai, forchette, sacchetti di plastica biodegradabili, e riporterà in Italia ogni suo rifiuto per riciclarlo.
Francesco Galanzino terrà un diario di bordo della sua avventura per Panorama.it.
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