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mercoledì 21 novembre 2007

Sesso in carcere: Preservativi per i detenuti, le autorità americane dicono "no".

Ostacolate le proposte di distribuzione gratuita, cresce la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale.

(Maurizio Molinari - La Stampa) Negato, condannato, deriso: il sesso dietro le sbarre continua ad essere una realtà scomoda. E ignorata dalle autorità carcerarie stesse, che lo proibiscono e fanno finta di non vedere.

Risultato: solo uno stato americano, il Vermont, e cinque grandi città - Los Angeles, San Francisco, New York, Philadelphia e Washington - distribuiscono regolarmente preservativi ai detenuti. A farne le spese sono la maggior parte degli oltre due milioni di ospiti delle prigioni americane, dove il sesso fra uomini è comune e, se non protetto, facile veicolo di malattie a trasmissione sessuale.
“Capisco che per molti sia un argomento sgradevole e imbarazzante, ma non possiamo permetterci di ignorarlo”, ricorda Barbara Lee, deputato repubblicano della California: mettere la testa sotto la sabbia rappresenta un approccio rischioso per la salute pubblica, visto che il 90% dei detenuti americani torna in libertà, portando con sé anche le affezioni, più o meno gravi, contratte in carcere.

Lee è promotrice di una misura, presentata al Congresso, che propone di distribuire i profilattici in tutti i penitenziari. Ma l’iniziativa, come molte altre del genere, si è scontrata con l’opposizione di chi ritiene che ammettere i condom in cella sia un implicito invito al sesso, formalmente proibito in quanto espressione di quella libertà che, per definizione, deve essere negata ai detenuti: proprio a questo principio ha fatto appello Arnold Schwarzenegger, governatore della California, per mettere il veto ad una proposta di liberalizzazione dei preservativi. Altri temono che i detenuti utilizzino i profilattici per nascondere droga o per mascherare il proprio Dna nei casi di violenza sessuale verso un compagno.

Nel panorama disegnato dall’analisi dell’Associated Press manca il punto di vista dei diretti interessati, ma Ron Snyder, che ha speso diciannove anni in carcere per malversazione e proprio durante la detenzione ha contratto l’Hiv, conferma la situazione e il successo che misure di prevenzione incontrerebbero fra i detenuti: i rapporti sessuali in carcere sono diffusissimi, a dispetto delle regole, ribadisce Snyder, e se non sono disponibili preservativi, i detenuti cercano soluzioni “artigianali”.

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