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sabato 22 dicembre 2007

Prostituzione, terzo rinvio La delusione di Amato. Rutelli spiega lo stop: tema non per il governo.

Sfida laici-cattolici No anche da Bonino: così il ddl è svuotato. La precisazione del Viminale. inutile portare per ben tre volte in Consiglio un ddl che aveva ricevuto parere favorevole.

(Corriere della Sera) Doveva colpire la baby-prostituzione, istituire zone vietate alle squillo (divieto davanti a scuole, chiese e ospedali), dare una mazzata al racket, introdurre la certezza delle pene e il reato di prostituzione coatta. Ma il ddl voluto dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, già entrato due volte in Consiglio dei ministri e sempre rinviato, ieri è stato ritirato per la terza volta. Il no è arrivato dal vicepremier Francesco Rutelli e dal ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino. Per motivi diversi. A questi stop s'è aggiunto anche quello del ministro per la Famiglia Rosy Bindi. Uscendo dalla riunione Bonino aveva detto, a caldo: «Non era un provvedimento urgente, non ne capivo la priorità». Un pensiero conciso che aveva immediatamente scaldato gli animi nel centrodestra. Parole «inquietanti » le aveva definite Barbara Saltamartini, An, e «sconcertanti », Beatrice Lorenzin di Forza Italia. Pier Ferdinando Casini senza far riferimento al ddl sulla prostituzione ha detto che Amato dovrebbe dimettersi «se fosse uomo di polso», dopo la scelta del governo di far cadere il decreto sicurezza. Come non comprendere dunque l'amarezza del ministro? Sembra che in Consiglio sia sbottato e che abbia mascherato poi la sua rabbia con una battuta: «D'altronde, Merlin era una socialista, finché c'è la sua legge mi va pure bene».
Più tardi la precisazione del Viminale: il ministro ha solo detto quanto fosse inutile portare per ben tre volte in Consiglio un ddl che aveva ricevuto parere favorevole in preconsiglio e sul quale non c'erano obiezioni di merito. E poi rifiutarlo. Ma allora perché quei no? Rutelli ha detto di essere convinto che «questa non sia una materia che il governo deve regolamentare » e che la sua è una «riserva etica non moralistica». Perplessa Rosy Bindi, che pur volendo dare il suo «contributo ad un testo che era stato migliorato », teme una qualche forma di pseudolegalizzazione della prostituzione. Ma non è un segreto che il ddl spiaccia ad una parte del-l'area cattolica, che teme l'introduzione di distretti «a luci rosse». Il Viminale nega: si vuole vietare non favorire. Non zone rosse ma nere.
Anche dall'ala radicale c'è insofferenza. Emma Bonino ha precisato: «M'è parso che dopo gli innumerevoli ritocchi che lo hanno svuotato, il testo fosse diventato una legge inutile. L'ennesimo provvedimento manifesto. Ma le leggi ci sono già, occorre la certezza della pena». Quanto al ministro Barbara Pollastrini, non ha posto il veto perché pensa che il ddl «era migliorabile in Parlamento. Comunque quel che conta è la convinzione comune che il dramma da aggredire è la prostituzione coatta».

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