banda http://blografando.splinder.com

martedì 16 ottobre 2007

Google mette la museruola a You Tube: basta video sgraffignati da cinema e tv.

(Panorama) Google prova ancora una volta a rassicurare l’industria del cinema e della televisione, preoccupata dall’avanzata della pirateria tra i tanti contenuti condivisi dal basso.

Ieri l’annuncio di YouTube Video Identification, tecnologia di filtraggio messa a punto nei laboratori di Mountain View per porre un freno alla fin troppo facile condivisione di immagini protette da copyright e, al tempo stesso, evitarsi ulteriori grane giudiziarie (come l’ultima da 1 miliardo di dollari intentata da Viacom).
Sul lungo termine, lo scopo è duplice: da una parte “addomesticare” con le buone una community cresciuta in completa libertà; dall’altra dar vita a una piattaforma di ridistribuzione dei contenuti, economicamente virtuosa sia per le major sia per Google (che ha investito 1,65 miliardi di dollari su YouTube).

La nuova tecnologia si basa su un sofisticato sistema di scansione e comparazione tra le immagini protette da copyright e quelle caricate dagli utenti. Affinché il meccanismo funzioni, le media-company dovranno inviare a Google tutti i contenuti che vogliono proteggere. Mountain View si preoccuperà di estrarre una “impronta digitale” per ogni filmato e conservarla in un archivio. Ogni volta che un utente condividerà un video, scatterà un confronto con le “impronte” conservate nel database. In caso di corrispondenza, il video sarà eliminato nel giro di qualche minuto.

Attualmente il sistema è in fase di test con nove colossi dell’entertainment (tra cui Disney, Time Warner, Viacom), ma presto dovrebbe essere esteso a tutti i produttori di contenuti che chiederanno di aderire.

Al di là della buona accoglienza tra le media company, restano ancora molti dubbi sull’efficacia della tecnologia. Lo stesso Eric Schmidt, Ceo di Google, ha spiegato al New York Times che il sistema non è infallibile: “Il punto è se riusciremo a raggiungere l’80% o il 90%”. Potrebbe non funzionare, ad esempio, con immagini a bassa risoluzione o molto trattate (si pensi ai mash-up).
Altrettanto problematica è la questione del database: per salvaguardarsi, le compagnie si vedono costrette a consegnare anche le immagini che non intendono pubblicare online; da parte sua, Google si troverebbe tra le mani un gigantesco archivio di contenuti.
C’è poi chi, come la Electronic Frontier Foundation, solleva la questione del fair use: il sistema sarà in grado di distinguere tra violazione del copyright e giusto utilizzo (come nel caso di citazioni in documentari, servizi giornalistici, etc)?

Sphere: Related Content

Nessun commento: