(Grazia) Chi avrebbe mai immaginato di trovare similitudini tra Condoleezza Rice, afroamericana e Segretario di Stato di George W. Bush e Claudio Burlando, il presidente Ds della Regione Liguria?
Poche settimane fa ci siamo irritate per “l’accusa” di lesbismo alla Rice per il solo fatto d’aver ospitato e aiutato un’amica in gravi difficoltà economiche.
Abbiamo denunciato l’aggressione come l’ennesimo ingiusto esame in più che devono subire le donne in politica. Poi è successo che Burlando è andato contromano in autostrada e ci siamo trovate di fronte alla par condicio tra i due: il “sospetto” di omosessualità.
Quel che è capitato a Burlando, più che un incidente politico, sembra un reality show, quelli in cui gli ospiti spiattellano segreti e misfatti intimi davanti ad un vasto pubblico. Ma andiamo con ordine. Il 16 settembre scorso il governatore ha percorso contromano una rampa d’accesso dell’autostrada A10, terrorizzando gli automobilisti e rischiando un grave incidente frontale. La polizia, avvertita da cittadini indignati, lo ha fermato e lui ha esibito il tesserino da parlamentare, peraltro scaduto. È stato rilasciato senza multa. In seguito ha giurato di aver dimentico a casa patente e carta d’identità e solo per questo aveva tirato fuori il tesserino scansamulte. Non male per un politico di lungo corso che tra i molti incarichi di prestigio ricoperti, è stato nientemeno che Assessore al traffico a Genova e Ministro dei trasporti nel primo Governo Prodi. Ce n’era abbastanza da chiedere le sue dimissioni, cosa che l’opposizione ha prontamente fatto. Emerso il fattaccio a dir poco imbarazzante, Burlando ha chiesto la piena applicazione della legge ed è stato subito accontentato: sospensione della patente di guida per un anno e in seguito la decurtazione di dieci punti, una sanzione pecuniaria di 3.508 euro e una di 72 euro perché era senza patente e il fermo amministrativo per tre mesi dell’auto. È qui che è scoppiata la polemica che ricorda l’aggressione alla Rice.
Guidava quella dell’Italbroker, società che ha rapporti con la Regione; inoltre Burlando vive dal presidente della società, Franco Lazzarini, da quando si è separato dalla moglie. Come per la Rice, è stata sospettato d’omosessualità all’istante. La fine della telenovela avviene in Consiglio Regionale, dove la maggioranza di sinistra respinge le dimissioni di Burlando, autore di una perorazione strappalacrime pro domo sua in cui rivela che Lazzarini è un amico d’infanzia, che lo ospita da quando si è separato, perché innamorato di un’altra donna e sfoga il dolore per il figlio adottivo e la famiglia sfasciata. Segue lungo e commosso applauso del pubblico.
È strano: in Occidente ormai gli omosessuali sono difesi a spada tratta come una specie protetta, con Brad Pitt e Angelina Jolie che giurano: «Ci sposeremo solo quando potranno farlo anche i gay», eppure l’accusa d’essere tale rimane un’offesa sanguinosa e infamante per maschi e femmine. Alla Columbia University, quando il tiranno Mahmoud Ahmadinejad condanna duramente Stati Uniti e Israele (di cui in passato si è augurato l’annientamento) e difende sia il programma nucleare iraniano sia il diritto di negare l’Olocausto degli ebrei sotto Hitler, ci sono solo mormorii nella sala gremita. Ma quando afferma che «in Iran non ci sono omosessuali», scoppia un boato d’indignato dissenso, una lapidazione virtuale. Buffo, no?
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