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mercoledì 14 novembre 2007

Saranno i blogger l’anima del podcasting?

http://www.flickr.com/photos/ouida/1227004702/
(Panorama) Sembrava dovesse diventare il nuovo tormentone dell’era digitale, tanto che nel 2005 il New Oxford American Dictionary arrivò addirittura a proclamarlo parola dell’anno: “podcast“, un termine che sta a metà strada fra iPod e broadcast, ma che riassume alla perfezione quel nuovo modo di comunicare fatto di contenuti video e audio che si scaricano da Internet per essere visti e sentiti in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo multimediale. Di fatto, però, dopo i fuochi d’artificio iniziali, il fenomeno sembra essersi un po’ placato. Secondo una recente ricerca, il numero degli utenti che scarica contenuti audio e video sul proprio iPod o su analoghi dispositivi portatili è salito nell’ultimo anno dal 10 all’11%. Una crescita piuttosto modesta, soprattutto se raffrontata all’esplosione dei formati digitali, la cui alfabetizzazione è passata nello stesso periodo dal 22 al 37%.

Eppure il numero di podcast aumenta eccome. A quattro anni dai primi esperimenti, questo modello di distribuzione dei contenuti ha conquistato molti angoli della Rete. Portali di informazione, radio, cantanti e celebrità: sono sempre di più i protagonisti del web che si affidano al podcasting per raccontare qualcosa all’utente di ultima generazione. Molti di questi contenuti sono reperibili su iTunes, ma una buona parte arriva anche da tutti quegli utenti che per passione diffondono online i propri elaborati multimediali. Nel nostro Paese si è appena concluso il Podcast Day, una sorta di giornata nazionale del podcasting indipendente, con un piccolo censimento dei fornitori di contenuti made in Italy. Basta dare una piccola scorsa alla lista stilata al termine dell’iniziativa per scoprire che sono soprattutto i blogger ad aver scelto questo modello di comunicazione: c’è chi li usa per condividere la propria passione per i fumetti, chi per spiegare ricette di cucina, chi per parlare di storia e chi persino per trattare di scetticismo paranormale. Insomma i blogger rappresentano un’autentica fucina di contenuti.

Se n’è accorto pure Revver, uno dei tanti concorrenti di YouTube, che proprio in questi giorni ha lanciato un’originale proposta per aumentare la base di utenti che sfrutta il suo servizio di video sharing. Si chiama WordPress Video Plugin ed è un modo piuttosto semplice per far guadagnare tutti quei blogger che distribuiscono video all’interno dei propri diari digitali. L’idea si basa sul più classico dei modelli di revenue sharing presenti in Rete: maggiore è il numero delle visite, più alto è il guadagno per il proprietario del contenuto. Basta scaricare l’apposito programmino fornito da Revver, e procedere al caricamento dei video; per ogni file caricato, Revver applicherà un messaggio pubblicitario. A quel punto bisognerà attendere il passaggio o il click di qualche visitatore del web per incamerare il gruzzolo. Non sarà uno stipendio ma forse può essere il primo passo perché quella del blogger sia riconosciuta come professione a tutti gli effetti.

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