(River-blog) Lunedì sera. 21.10. Un ragazzo di 21 anni è sulla banchina della metro Furio Camillo. Il giorno prima ha scritto sul suo blog un messaggio straziante, e ha mandato alcuni sms agli amici più fidati. Messaggi d’addio. “Sappi che ti voglio bene”, ad un amico. O ai genitori, nel post scritto sul suo blog: “Vi amerò sempre, ma così starò meglio”. Poi il salto sui binari. La metro riesce a frenare. Lui però batte la testa. E’ la fine. Pochi giorni prima aveva pure passato un esame all’università di Tor Vergata. Studiava economia.
La storia mi arriva da M., un river-lettore amico del ragazzo, che, mi spiega, “stava vivevendo un periodo particolare”. “Tutti cercavano di stargli vicino, e nelle ultime settimane sembrava aver indossato una maschera - spiega M.- Come se i suoi problemi fossero finiti. Sembrava risorto… e invece nessuno ha capito nulla”.
Alle 17.46 di oggi, dopo due giorni, questa storia è ancora racchiusa in una notiziola breve di poche righe sparsa sui siti di informazione. Forse perché quel ragazzo era gay.
(Le foto sono quelle relative al suicidio del ragazzo alla stazione del Metro Furio Camillo in direzione Battistini)
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