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mercoledì 14 novembre 2007

Dal Cavaliere a Casarini, il 17 novembre tutti in piazza appassionatamente.

Una immagine del comizio che ha concluso la manifestazione del 21 luglio 2001a Genova, ripetutamente interrotta da aspri scontri tra anarchici e polizia lungo tutto il suo percorso
(Panorama) Non c’è cabala che tenga, pare. Il 17 novembre saranno tanti gli italiani a scendere in piazza. Di destra, di sinistra, del commercio e della scuola. Nel mirino il governo, manco a dirlo.

In ordine cronologico, iniziano gli azzurri di Forza Italia e gli altri della CdL, invitati dal Cavaliere (con tanto di lettera) dal 16 al 18 novembre, a mettere una firma (e versare un euro) negli oltre 10mila gazebo sparsi in tutta Italia e in quello virtuale sul sito www.rivotiamo.it. L’obiettivo è raccogliere 5 milioni di firme per rinnovare la richiesta del voto anticipato, portata avanti con convinzione da Silvio Berlusconi.
Poi sarà la volta della scuola: sull’onda del V-Day di Grillo, alcuni comitati studenteschi stanno organizzando, per venerdì 16 novembre, la replica del “V- Fioroni day” dello scorso ottobre. Il ministro dell’istruzione, stando agli studenti, avrebbe almeno quattro buoni motivi per lasciare la poltrona: la reintroduzione degli esami di riparazione, la mancata difesa dello statuto degli studenti, l’attuazione della riforma della maturità e la scarsa considerazione nei confronti della rappresentanza studentesca. Non contenti, il 17 novembre in occasione della Giornata mondiale di mobilitazione, i “bamboccioni” della scuola italiana scenderanno di nuovo in piazza, virtualmente uniti agli studenti di tutto il mondo, per chiedere “il libero accesso a tutti i percorsi formativi, un welfare studentesco che permetta a tutti di emanciparsi dalla condizione socio-finanziaria della propria famiglia, il diritto di tutt* gli student* a vedere i propri diritti riconosciuti per legge”.
A preoccupare però, più per l’ordine pubblico che per le conseguenze politiche, è il corteo della sinistra antagonista di sabato 17, a Genova (qui il percorso, in pdf), in favore della Commissione d’inchiesta sulle violenze del G8 del 2001 e contro le richieste dei magistrati di pene severe ai manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. La giornata ha, purtroppo, più di un’occasione di richiamare frange violente di ultrà che, liberi da impegni “professionali” data la sosta calcistica, potrebbero saldarsi con i no global e inscenare una “vendetta” contro la polizia. La situazione è particolarmente “calda”, dopo la polemica innescata dalle dichiarazioni di Luca Casarini, leader dei Disobbedienti, sulla “comprensibile” reazione degli ultras all’uccisione di Gabriele Sandri (di fatto una sorta di invito al corteo) e dopo il tam tam dei tifosi sul web. Tanto che dal “muro” dei blucerchiati, il nervosismo è palpabile: “Non sappiamo ancora cosa faremo, ma non staremo a guardare”.

Luca Casarini, leader No global, ai tempi del G8 di Genova

E infatti ad agitare prefetto, questore e sindaco (di centrosinistra) del capoluogo ligure è un dubbio: troppi poliziotti potrebbero far pensare a una città blindata e potrebbero scatenare la rabbia; pochi poliziotti significherebbero lasciare la città allo sbando, qualora il corteo degenerasse. Quindi, che fare? Ma le preoccupazioni non impediranno ai “giottini” di sfilare: “Non c’è ragione per vietare la manifestazione che si richiama ai principi costituzionali”, fa notare il prefetto Giuseppe Romano. Ma soprattutto, la polizia dovrà anche avere la delicatezza di nascondersi: “Non ci saranno schieramenti in divisa e in tenuta anti sommossa”, conferma Giuseppe Romano. “Questo non significa non esserci”. I cosiddetti “obiettivi sensibili”, i luoghi simbolici e a maggior rischio di attacco, saranno presidiati e comunque il corteo non li toccherà.

Basta tutto ciò a tranquillizzare la città? La Digos ha le antenne puntate da giorni sulla nebulosa no global e su quella delle tifoserie più avvelenate per il caso-Sandri. In realtà sembra difficile che tifosi ultrà, per buona parte affiliati all’estrema destra, possano accodarsi a un corteo dei centri sociali. Anche se avere come obiettivo comune la “lotta” alle forze dell’ordine potrebbe saldare due mondi così distanti e tradizionalmente opposti.
Nonostante tutto, il sindaco Vincenzi si dice convinta che tutto scorrerà liscio: “Non bisogna urlare allarmi. La città verrà semplicemente ‘usata’ da un grande numero di persone. Piuttosto i genovesi evitino di usare l’auto privata”.
Solo questione di traffico, insomma. Ma per non correre nemmeno il minimo rischio, la maggior parte degli esercizi commerciali di Genova (come in altre città d’Italia) rimarrà chiusa proprio sabato 17 novembre, per lo sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni sindacali di categoria.

Quanta gente in piazza, il prossimo 17.

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