Così si difende uno dei frequentatori del locale gay.
(Massimo Numa - La Stampa) Il «vecchio» professore, una volta, insegnava lettere in un liceo classico. E’ un uomo dall’aspetto giovanile, appena sopra i sessanta. Adesso si divide tra una località turistica della riviera romagnola e la casa di Torino. Fa parte, senza clamore, di un’associazione che ha come postulato due parole: «Cristiani omosessuali».
Professore, lei era un cliente dell’Antares?
«Guardi, subito non mi sono ricordato. Il nome non mi suonava nuovo ma l’indirizzo sì, lo conoscevo: via Pigafetta. Bel locale, tranquillo. Ben frequentato. Ci sono stato, in un passato recente, qualche volta. Quante? Non ricordo...Ma basta a essere criminalizzato, a diffondere il mio nome sui media. Chi ha fatto il mio nome?».
Non si preoccupi. Nessuno violerà la sua privacy. Volevamo solo capire se le accuse all’Antares sono vere...
«Anche perchè, io, in sauna ci vado per lavarmi, per rilassarmi. A casa, la sauna, io non ce l’ho. E lei?»
Neanch’io. Ma si parla di prostituzione, di ragazzi giovanissimi...
«Mai visti. Non prendiamoci in giro. Tra adulti, ognuno è libero di fare ciò che vuole. Lo Stato, se ha energie, si occupi di altro. Magari della criminalità. Quella vera».
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"Prof e signori bene mi pagavano i libri".
I ragazzi di via Pigafetta: «Sesso per sopravvivere».
(Massimo Numa - La Stampa) Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone/forse quella che sola ti può dare una lezione/quella che di giorno chiami con disprezzo "pubblica moglie"/quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie...». Son cambiati i tempi, da quando De André sgomentava le famiglie. Il «vecchio professore» è sempre un po’ vizioso ma, a quanto pare, ha cambiato bersaglio. Quelli che frequentavano la sauna gay Antares di via Pigafetta 73d, prediligevano ragazzoni robusti, dall’aria esotica: tunisini, brasiliani, marocchini, romeni e anche made in Italy. Nel caso, un ragazzino dall’aria efebica, 18 anni, compiuti da un mese. Che racconta, ai poliziotti del commissariato San Secondo che hanno sbarrato le porte della «casa», nell’elegante quartiere di Crocetta: «Sono studente, libri e tasse costano, e faccio le marchette per pagarmi i corsi. Che male c’è?».
Viaggio nelle pieghe di un’inchiesta, ora affidata al pm Monica Abbatecola, che potrebbe - se non altro - svelare qualche retroscena ancora sconosciuto sulla prostituzione maschile, alimentata senza fine dai giovani extracomunitari. E clandestini. Come i romeni dell’Antares. Ragazzi dallo sguardo duro, che non hanno voglia di parlare. Le prestazioni sessuali all’interno della sauna, per loro, servono a raccogliere denaro. Per sopravvivere, per vivere meglio. Gli habitués li coprivano di regali, anche. Vestiti e gadget, per trasformarli, secondo i loro desideri, in fidanzatini, con la speranza dell’esclusività.
Il vicequestore Silvia Governa aveva ricevuto una serie di esposti dai vicini di casa del «casotto»: «Ci hanno preoccupato, e non poco, i contenuti di quelle segnalazioni. Denunciavano la presenza di minorenni, che non abbiamo riscontrato, per fortuna, dopo mesi di controlli e di spaccio di cocaina. E anche questo aspetto è risultato inesistente, almeno per ora».
Governa, responsabile del commissariato, ci tiene a precisare che «i clienti non sono stati accusati di nulla. Non è un reato, frequentare un locale per gay. Certo, erano imbarazzati e preoccupati. Sono quasi tutti sposati, con figli. Solo uno ha provato a fare il furbo. “Sono senza documenti”, mi ha detto. Gli ho chiesto se era arrivato lì con l’auto. E la patente? Insomma, reazioni tutto sommato comprensibili. Quanto al titolare, dovrà spiegare al pm come mai, in tutti questi anni, non s’è mai accorto di cosa realmente succedeva all’interno del suo locale. I casi di prostituzione sono avvenuti, realmente. I ragazzi lo hanno confermato. Non ci sono misteri».
Muti, i dirigenti della questura, sui nomi dei vip, amanti del clima. Tutti vorrebbero sapere ma la risposta è una sola: «Lasciate perdere, le carte sono segrete». Ma tant’è, ci pensa il titolare dell’Antares a svelare il mistero. Secondo lui, là dentro, ci vanno tutti. Ovviamente, solo clienti di alto profilo sociale. La categoria più gettonata, i professori. Anche universitari, anche noti. Molto noti. E poi liberi professionisti, anche magistrati che facevano aspettare sotto al scorta. Svetta il preside di un istituto superiore della provincia, sorpreso pure lui con il pareo e le pantofole di spugna bianca. C’è incertezza sull’uso o no del perizoma. Qualcuno dice sì, che c’erano; altri smentiscono. Poi una flotta di attori, teatro e cinema, dai nomi famosissimi. In trent’anni, secondo Lo Marco, sono passati i «re» di Cinecittà, alcuni con solida fama di rubacuori e mai passati attraverso l’outing.
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Vedi anche:
- Torino. Scoperta casa di appuntamento gay alla Crocetta.
- A Torino managers, attori, giornalisti, docenti e calciatori nel bordello gay. E spuntano un vescovo ed un sindaco.
- La sauna-bordello di Torino. Intervista al proprietario Mario Lo Marco.
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