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venerdì 25 aprile 2008

A Torino managers, attori, giornalisti, docenti e calciatori nel bordello gay. E spuntano un vescovo ed un sindaco.

Torino, blitz nella sauna: colti sul fatto un vescovo straniero e un ex sindaco di provincia. Tra i clienti un vecchio attore di film western, un preside, qualche manager, giornalisti e tre stelle del teatro.

(Massimo Numa - La Stampa) Il padre missionario. L’ex sindaco di Forza Italia, star del Cuneese. Il preside dell’istituto superiore, provincia di Torino. Gli avvocati. I medici. I giornalisti, tv e carta stampata. I manager. Poi il noto attore di teatro, ottuagenario. Tre grandi del palcoscenico, tutti e tre col «vizietto». Poi: l’intrepido eroe di mille spaghetti-western. Il professore universitario e lo scrittore, icona nazionale dei gay. Un alto prelato (forse) svizzero; un vescovo ortodosso e un paio di calciatori, vicini al tramonto. Il tempo di tirare il fiato, e vai con altri vip: un illustre docente di filosofia, poliziotti e anche carabinieri. Infine un congruo numero di pensionati.

La polizia di Torino scopre che una gay-sauna, l’Antares, nel cuore delll’elegante quartiere della Crocetta, si era trasformata in un «casotto». Denuncia il titolare per aver tollerato le marchette-pirata (sfruttamento della prostituzione) e sequestra il locale. Blitz nella tarda sera di venerdì, con decine di agenti che irrompono nel club. Dentro una decina di prostituti, italiani e stranieri, al lavoro con una trentina di clienti. Separè e lettini da massaggi. Candele profumate e preservativi gettati per terra, con gli agenti che fanno lo slalom. Asciugamano bianco in vita, le pantofole di pezza e il perizoma (non tutti). Molti erano già «operativi», un gruppetto ha cercato di re-infilarsi in fretta la grisaglia d’ordinanza.

Mezza età
Il vice questore Silvia Governa, che comanda il commissariato di zona, ha fatto un po’ di fatica a identificare gli uomini, tutti di mezza età, tanti i sessantenni e anche qualche ultra. Nessuno è stato denunciato, saranno interrogati dal pm Monica Abbatecola. Temono lo scandalo e non hanno torto. Il più imbarazzato, in preda a una crisi nervosa, era il padre missionario. Ma per il preside e l’ex sindaco non sono stati momenti belli. Tremanti e impauriti. A casa li aspettano mogli e figli.

L’orario della sauna, «la prima a Torino, anzi in Italia, fondata nel 1981», dice orgoglioso il titolare Mario Lo Marco, 70 anni, era flessibile: 14-20 e ultimamente 16-24. Tappezzerie rosso sangue, la statua di Apollo color oro in grandezza naturale e persino un ritratto di Gesù, fuori luogo nonostante la costante presenza di sacerdoti. Una video-room per guardarsi in santa pace i film porno che in casa, nel salotto buono, non potresti. Titoli suggestivi, le foto sulle custodie delle cassette e di cd, mostrano ragazzi muscolosi, alcuni neri, con membri enormi ed espressioni decise. Il resto della «casa», divisa su due piani, ci svela uno stile decadente, con abat-jour gialli dalla luce bassa e ovattata, e stampe giapponesi. Poi l’area hard: lettini spartani, divisi da sottili paravento. Musica d’atmosfera, come nei fitness club.

I boys
I boys sono un po’ naif e ammettono candidamente di prostituirsi. Uno, un torinese che ha compiuto da poco 18 anni, è studente e si giustifica: «I libri costano, faccio le marchette per comprarli...». I romeni, giovanissimi, hanno un’aria più dura. Alcuni si sono «fidanzati» con gli habituè e dopo la sauna li seguono a casa. Qualche volta finisce male. Come a un importante manager milanese che, alla mattina, s’è accorto che l’amico di una notte gli aveva portato via il Rolex da 20 mila euro. «Non facevamo niente di male - hanno detto due dolci brasiliani - ci facevamo pagare». Clienti, soprattutto, «passivi», spiega uno degli animatori, un non più giovane omosessuale. I residenti del condominio della sauna non ne potevano più: «Andirivieni di giorno e di notte, gente stranissima, traffico convulso. Era ora che la chiudessero». Lo Marco li ascolta, non stupito, e commenta: «Non davamo fastidio a nessuno, ci hanno chiusi solo perchè è un locale per gay».

Il suo difensore, Raffaella Variglia, è sicura che l’Antares tornerà alla ribalta: «Le accuse contestate al titolare sono inconsistenti. Se all’interno della sauna i clienti prendevano accordi tra loro per incontrarsi, Lo Marco non c’entra nulla. Non vorremmo che, alla fine, sia in atto una crociata anti-gay».

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Ndr. Le dichiarazioni di questo avvocato non giungono nuove... L'ennesima discriminazione secondo il ben noto motivetto del Presidente dell'Arcigay?

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