"Ma non ce l´ho con la religione, ad applaudire Don Gallo a Palazzo Ducale, dieci giorni fa, c´ero anch´io".
(Donatella Alfonso - La Repubblica, edizione di Genova) «Non so come sia partito il primo fischio. Ma sicuramente non è stato zittito, anzi si sono uniti progressivamente in tanti: ragazzi e persone anziane, signore con la bandierina tricolore, certo non quelle persone da cui ti aspetteresti una reazione così decisa. Mi sembra impressionante come anche a me sia venuto spontaneo unirmi, fischiare: lo confesso, mi è uscito dal cuore. Perché io rispetto chi ha fede e chi crede, ma l´ingerenza di questa Chiesa sta diventando così palese e oppressiva; e Bagnasco come presidente della Cei la rappresenta. Quella protesta non era contro la religione, ma contro un certo tipo di Chiesa: ad applaudire don Gallo a palazzo Ducale, una decina di giorni fa, c´ero anch´io...». Elisabetta Schiano, ricercatrice del Cnr, non ha esitazioni a spiegare perché, nel pomeriggio del 25 aprile, anche lei si è unita alla protesta - molti fischi, "buu", grida "vai via" - contro l´arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Angelo Bagnasco, mentre raggiungeva a piedi palazzo Ducale per la cerimonia solenne del 25 aprile. Nella stessa piazza, poco dopo, l´arrivo del presidente Giorgio Napolitano è stato invece salutato da una vera e propria ovazione delle migliaia di presenti.
Ma la protesta di piazza Matteotti non c´entra nulla con la Resistenza, con gli eventi del passato, né con posizioni politiche contrapposte: tanto è vero che le bandiere dei partiti della sinistra si trovavano ai margini della piazza, lontane da dove sono partiti i primi fischi che hanno agilmente superato i primi applausi, peraltro non troppo nutriti. La ragione di questo malessere andrebbe invece ricercata negli atteggiamenti che la Chiesa, e la Cei in particolare, hanno preso sui temi più eticamente sensibili: dall´aborto ai Dico. «Io vedo molte polemiche anche sui costi della visita di Papa Ratzinger; se fosse stato Wojtyla, non si sarebbe detto nulla del genere - precisa Schiano - Ripeto, mi ha impressionato, e sicuramente come me tutti gli altri che hanno fischiato o gridato, pensare "veramente, di questa chiesa non se ne può più". E´ vero che è anche colpa dei politici che non sono capaci a contrastare un´ingerenza eccessiva non solo negli affari del paese, ma nelle scelte quotidiane delle persone».
Resta il fatto che la democratica Genova, in cui sicuramente la componente laica è molto forte, mai aveva contestato così apertamente un arcivescovo. E che questo ha sicuramente creato una macchia , ma anche un elemento di riflessione, in una giornata di festa indiscussa com´è stata davvero quella del 25 aprile. «Io non sono genovese, ma ci vivo da tempo - risponde Elisabetta Schiano - Penso che Genova abbia un profondo senso dello stato, ma qui si è oltrepassato il limite: è questa Chiesa, e Bagnasco che la rappresenta, ad aver fatto di tutto per arrivare a questo....». Rispetto per chi crede e per chi ha rispetto delle opinioni degli altri, invece; dissenso verso chi «ha un eccesso di presenza nella vita di uno stato e dei suoi cittadini. E mi chiedo: é necessario che in ogni manifestazione pubblica ci sia sempre una presenza della religione?».
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