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lunedì 28 aprile 2008

La sauna chiusa a Torino. Aldo Busi ed una difesa d'annunziana della prostituzione.

Non è bordello: uomini che aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro no parchi no cinema. Dove vanno coloro che vogliono farsi una sborratina? Sauna, luogo di civiltà e nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione.

(Aldo Busi - Dagospia) Ho un aggiornamento sulla sauna Antares di Torino chiusa con il pretestuoso pretesto di chissà quali illeciti a favore della prostituzione tra adulti (mentre le tangenziali di Torino pullulano di minorenni somale e affini schiave di criminali pressoché indisturbati dalle forze del cosiddetto ordine): poiché il nome Antares, costellazione dello Scorpione a parte, qualcosa mi diceva ma non riuscivo a situarlo, ho chiamato Marco Silombria, artista torinese di cui ho presentato a suo tempo due cataloghi, per delucidazioni; Silombria, che molte battaglie ha condotto con Angelo Pezzana ancora negli anni Settanta per i diritti civili e che si può annoverare tra i fondatori del FUORI! e della fondazione Sandro Penna, mi dice che una volta ci siamo incontrati proprio lì; impossibilitati a stabilire quando, abbiamo convenuto che deve essere stato un dieci anni fa, ma potrebbero essere cinque o venti (la sauna esiste dal 1981); facendo qualche sforzo, ho messo a fuoco l'ambiente: intanto, sarà stato in occasione della Fiera del Libro di Torino - alla quale non vado da almeno un decennio quale ospite star -, perché Torino non è certo città in cui qualcuno poteva e può mai andarci per un fine settimana di sesso (si mangia benissimo, gli esercenti sono di grande, spiritosa gentilezza ed è oggi di rara bellezza, ma per il resto te la raccomando tuttora: gronda una tale frigida libidine che metà basta a farti scappare, proprio come Roma e Milano e Firenze e Napoli stessa); a Torino sono stato negli ultimi tempi due volte, la prima in occasione della Fiera dell'Arte e la seconda per un incontro con i carcerati del Polo Universitario, nella prima sono andato in una sauna nuova, molto capace, con gestori e ospiti di grande educazione, di cui non ricordo il nome e in cui non c'era ombra né odore di qualsivoglia forma di sessualità, tanto che un po' di marchette non sarebbero guastate (non per me, che non c'ho stomaco per questi barocchismi, ma almeno per ricordare da dove veniamo e dove andiamo e perché, infine, non viene mai nessuno); dunque, il mio ricordo della sauna Antares: ho rilasciato tre interviste, fine, nel senso che a) se qualcuno mi riconosce, non posso più scoparci, e quindi non scopo mai, perché o incontro qualcuno sceso dal monte Ararat o vado in bianco, il che per me è la regola b) i luoghi precostituti agli incontri sono la morte di ogni libido, sicché, se vado in sauna, pretendo di fare innanzitutto una sauna; c) la mia vista, per i gay italiani, equivale di solito a un pugno nello stomaco, mi stanno tutti a distanza di scomunicato - sei metri - e, quando mi va bene, o chiacchiero o me ne sto isolato godendomi la finlandese e il vapore e la piscina; quindi all'Antares mi andò bene, chiacchierai o meglio, risposi, alle solite domande, a voce fin troppo flautata, e me ne andai scazzato perché i servizi non corrispondevano affatto alla mia idea di cultura dell'acqua).

Al di là del mio personale essere esigente e schizzinoso, ricordo un'assoluta assenza di gigolò e di ogni parvenza di vita che non superasse età da andropausa, quindi avrò parlato di sciatica da scrittore da balletto televisivo e di mogli (le loro) a casa, contente come una Pasqua e tutte che da decenni facevano finta di non sapere; il gestore era già anziano allora, addirittura più anziano di me, non si sentiva particolarmente lusingato dalla mia presenza (credo di aver protestato per l'armadietto dalla serratura scassata), visto che aveva tra i suoi habituées magistrati, carabinieri, calciatori, intellettuali, uomini, insomma, per quanto piemontesi; l'arredamento era indescrivibile, fu anche per questo che levai le ancore al più presto, era pura arcadia da vecchia zia nubile anni Cinquanta e mi si era stretto in maniera irreversibile anche il cuore.

Bene, per la conoscenza che ho di posti simili e (in tutto il mondo) e della prostituzione maschile, uno dei tanti tòpoi della mia estetica letteraria, posso delucidare i profani su alcuni aspetti che solo un cretino può contestare, anche se laureato in legge: a meno che una sauna non nasca come bordello (come a Barcellona, per esempio), dove io sono capitato per sbaglio per fuggire a gambe levate perchè era come essere assaliti da uno sciame di cavallette incattivite), a nessun gestore italiano conviene mischiare le due imprese e di fatto, se avviene, la prostituzione la subisce come le piattole messe in conto; in nessuna sauna italiana si esercita la prostituzione con l'accordo del gestore, ma in quasi tutte le saune gay e no (vedi privé) capita di imbattersi in aspiranti marchette, spesso improvvisate (lo scambio di denaro è spesso un alibi per allontanare da sé la paura di essere altrettanto omosessuale di chi paga); recentemente, a Roma, sono stato testimone (conversazione ascoltata in volontariamente, involontariamente non so quanto) di un incontro a pagamento avvenuto così: l'accordo è stato preso fuori, tramite internet o per telefono, e l'appuntamento è avvenuto lì, sicché niente si può imputare al gestore; è possibile che un gestore anziano subisca la prostituzione e che, semmai, andrebbe difeso da quanti, se organizzati in una vera e propria banda, gliela imponessero con minacce e ricatti; resta aperta la questione dei massaggiatori, ma esattamente come resta aperto il Canale di Suez: si potrebbe richiudere, ma a prezzo di cosa?

Allora: nei parchi no, nei cinema no, nelle associazioni no (recente assalto di naziskin a un paio di club romani), dove andranno i milioni di uomini italiani che vogliono farsi una sborratina domenicale dopo la santa messa? Bisogna capire fino in fondo che una sauna è innanzitutto un luogo di civiltà e che nel concetto di civiltà ci sta anche la prostituzione adulta, maschile o femminile che sia, e che a nessuno deve essere permesso di fare le pulci alla sessualità per come ognuno la vive e concepisce (fermo restando l'osservanza delle leggi sull'età del consenso); il colmo del ridicolo, negli articoli della Stampa, viene raggiunto dalla foto con dei poliziotti che, come corpo del reato, esibiscono delle riviste o cassette porno che si trovano non solo in tutte le edicole ma anche nei circoli bocciofili e, mi auguro, presso le Acli e i luoghi di ristoro di Pietrelcina.

Morale: la sauna Antares non è un bordello come viene definito, la maggior parte della sua clientela, come la maggior parte della clientela di tutte le altre saune italiane e no, è costituita di uomini che, puttani e clienti allo stesso tempo grazie al prezzo d'entrata, aspirano a fare sesso gratuitamente tra di loro, e il fatto che qualcuno si incontri lì a pagamento, reclutato dentro o fuori, innanzitutto non dovrebbe riguardare nessun magistrato e poi non significa che chiunque ci vada faccia altrettanto.

Quello che invece sarebbe ora di fare, semmai, è abolire la tessera Arci, vera vergogna europea e occidentale e immonda schedatura razzista, per entrare in club e saune se maggiorenni e che nessun gestore di locale gay goda più dell'alibi di associazione culturale per non pagare le tasse come tutti quanti. E ri-baci.
Aldo Busi

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