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domenica 18 novembre 2007

«I gay buoni genitori. Forse anch'io»

Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non ha mai nascosto il suo desiderio di paternità, anche se «il mio desiderio si presta a essere usato come argomento di polemica».

(La Gazzetta del Mezzogiorno) «Penso che la rivendicazione del riconoscimento delle convivenze sia importante». Lo ha detto in un’intervista il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. «A me piacerebbe chiedere se la cultura della genitorialità sia adeguata a crescere i bambini - ha proseguito - I fenomeni di violenza avvengono nel 90% dei casi fra le mura domestiche. Conosco coppie gay che crescono i figli molto bene. Si tratta di coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita all’estero. Ho osservato che sono bambini educati benissimo. Penso che anche io potrei essere un buon genitore».
Mi manca molto un figlio, ha aggiunto, «adoro i bambini. Sento uno strappo dentro ogni volta che i tg raccontano di un neonato abusato o abbandonato in un cassonetto - ha dichiarato - D’istinto mi verrebbe di correre a dire: prendo io in carico questa creatura. Ma so bene che il mio desiderio di genitorialità si presta a essere usato come argomento di polemica politica».

Il politico di centrodestra che Vendola apprezza di più è Bruno Tabacci. «In genere, le persone di centrodestra - ha sottolineato - sono migliori dei personaggi. Berlusconi - ha detto Vendola - è geniale. Anzi un geniaccio. Ha saputo sconvolgere tanti alfabeti consolidati della lotta politica. Ha fatto operazioni straordinarie che abbiamo sempre capito dopo».
Sui suoi rapporti con Franco Giordano, il governatore della Puglia ha detto: «Non c'è ragione che i nostri rapporti si raffreddino. Mi sono iscritto alla Fgci a 14 anni e il mio capo si chiamava Franco Giordano. Io continuo a considerarlo il mio capo». Alla manifestazione del 20 ottobre ha detto io e Giordano «ci siamo dovuti salutare frettolosamente. Dove c'è il segretario c'è un tale assalto di mass-media - ha spiegato -. Sono disponibile a dare il mio contributo di militante al processo fondativo di un nuovo progetto politico - ha concluso - ma guardo con molta autoironia a questa storia del leader, perché mettere al primo posto la questione della leadership significa partire con il piede sbagliato».

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