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domenica 18 novembre 2007

La sessuofobia della chiesa ha radici antiche.

(Trotzky) Le contraddizioni che risultano dai passi del nuovo testamento che parlano di Paolo, come la folgorazione sulla via di Damasco, la sua decapitazione ordinata da Nerone o i viaggi, di cui non è rimasta traccia, fanno pensare a una fiction letteraria studiata per dare spessore storico a un personaggio inconsistente, perché a sua volta desse testimonianza di un Gesù storico.
In quanto alle epistole, permane forte il sospetto che furono utilizzate da personaggi. come Marcione, per emergere nelle acrimoniose battaglie dottrinarie che infuriavano nel secondo secolo dell'era volgare.
Sicura invece è ritenuta la sua feroce misoginia, che si suppone abbia avuto origine dallo sforzo di reprimere la sua omosessualità, che sublimò nella pretesa della castità, considerata l'unica strada percorribile per domare i sensi di colpa.
Sgraziato nel corpo, spregiatore del sesso, invidioso del successo altrui, convinse i suoi seguaci che Gesù gli aveva rivelato le norme morali che bisognava osservare per salvarsi l'anima.
Cominciò allora la sua predicazione contro le donne che non si sottomettono al marito, gli pongono domande in chiesa, venendo meno in tal modo alla regola che impone loro di tacere nei luoghi sacri, e non si vestono con la dovuta modestia (1 Timotero 2: 11-14 e 1 Corinzi 14: 34-35), giustificando le sue richieste con la povertà della loro capacità di giudizio, dimostrata dalla facilità con cui Eva si lasciò ingannare dal serpente.
Egli giudicava quindi le donne sulla base di un singolo comportamento tenuto da una singola donna. La presunta povertà di giudizio di Eva - a suo dire - doveva portare alla conclusione che tutte le donne sono povere di giudizio e vanno pertanto biasimate comunque si comportino.
Questo pregiudizio si originò in lui dal timore che le donne - con le quali aveva stabilito un rapporto simile a quello che corre tra la volpe della favola e l'uva - potessero raggiungere l'eguaglianza culturale e sociale con l'uomo.
L'atteggiamento mentale di Paolo non era diverso da quello degli uomini del suo tempo ed è lo stesso di quello della chiesa dei nostri tempi, che insiste pervicacemente nell'ostacolare il godimento dei diritti da parte di coloro che potrebbero insidiare il suo potere.
E' stato lui dunque a porre le basi della sessuofobia del clero. In venti secoli tuttavia ne è passata di acqua sotto i ponti. Le donne hanno disobbedito ancora, nutrendosi questa volta dell'albero della libertà. Il processo di liberazione dalle pastoie della religione è oramai irreversibile e si va dipanando sempre più velocemente in direzione contraria a quelli che sono gli interessi della chiesa.

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