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domenica 18 novembre 2007

Berlusconi li gela: fuori dalla Cdl dove andate?

In barca sul Tevere. L'ex premier e la campagna anti Prodi.

(Corriere della Sera) «Er barcarolo solo va controcorrente... ». Mentre Berlusconi sale sul barcone Tiber II, alle tre del pomeriggio, carico di sorriso e denari, reggendo in mano un grande salvadanaio contenente 700 euro regalati da un simpatizzante, il deputato della maggioranza Roberto Giachetti lo prende in giro, ne enfatizza la solitudine, trasforma l'immagine del Cavaliere sul Tevere in metafora di crisi politica.
In effetti quando il leader di Forza Italia scende le scale che approdano sul lungofiume, di fronte al Palazzaccio, mentre un'orchestrina cerca invano di allietare l'atmosfera, la scena non comunica allegria. Non più di qualche centinaio di persone sono in attesa sulle due sponde. Il barcone salpa per una gita di appena 20 minuti: circa 300 metri di crociera, evento ad uso di fotografi.
Eppure, a dispetto di tutto e tutti, l'allegria è il Cavaliere stesso. «Io sono solo? Solo e felice, in sintonia con gli italiani». «Le riforme, gli altri trattano? E noi no, non ci sono le condizioni, non cambio strategia». «Se parlo con Veltroni? Certo, non io, ma qualcuno per me; ma non si capisce bene cosa ha proposto». «Il proporzionale? Facciano pure se credono, Forza Italia prenderebbe il 37% e faremmo una bella campagna elettorale per spiegare bene tutto...». Tutto cosa? «Tutto quello che è successo in questi cinque anni, come siamo arrivati a questa situazione, chi vuole capire...».
Distaccato, quasi atarassico. A tratti minaccioso, ma solo velatamente. Fini continua a lanciare bordate, i cronisti chiedono risposte: «Non parlo». Casini dice che lui non fa politica. Risposta: «Se è un demerito aver fatto implodere la maggioranza allora sono colpevole». Insomma nessuna parola fuori posto, almeno contro gli alleati, almeno sino a un certo punto.
Perché comunque a forza di insistere alla fine qualcosa gli scappa. Forza Italia «è il primo partito del Paese, possono fare la legge elettorale che vogliono, noi siamo incoutournable,
imprenscindibili». Ovvero nessuna alleanza o coalizione possibile «senza di noi». E se gli azzurri sono non aggirabili, gli alleati, sempre in francese, ma in questo caso maccheronico, sono « insortibles
», neologismo per dire che «non possono uscire», almeno dal centrodestra. E se la parola non esiste sul vocabolario pazienza, il concetto almeno è chiaro.
Così come è chiaro che nemmeno l'ipotesi di un governo di transizione, dopo Prodi, è in grado di coinvolgere il Cavaliere: «È un problema che non mi riguarda. Amato o Marini? Facciamo una cosa per volta». Insomma per ora l'importante è continuare a dire quello che ha sempre detto, e aiuta la raccolta delle firme per tornare a votare: «Siamo arrivati a 3 milioni e 700 mila».
Il barcone ha il motore accesso, ma è fermo sull'acqua. Al megafono il Cavaliere dice che «Prodi dovrebbe avere la dignità di dimettersi, io al suo posto l'avrei fatto». Sulla sponda ovest del fiume sventolano alcune decine di bandiere, i palloncini dei circoli di Dell'Utri, il vento gelido non contribuisce al successo dell'evento. Ma dei dettagli l'ex premier non si cura, «tanto la Finanziaria non è ancora finita, e poi c'è il welfare, la strada ancora è lunga». Intanto le firme raccolte superano i 4 milioni. Fini continua ad attaccare, Berlusconi a incassare, come se nulla fosse: «Mi accusano di aver dato pagelle. Mai fatto. E con la mia storia e i miei successi avrei potuto».

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