(Il Messaggero) Seicento persone all'interno dell'Ambra Jovinelli, esaurito in un baleno sabato, una cinquantina a sfidare il freddo e il gelo all'esterno, davanti a un maxischermo. E' stato questo domenica sera il pubblico di Daniele Luttazzi, che ha portato a teatro la serata Decameron, riproponendo la puntata del suo show televisivo mai andato in onda dopo che La7 aveva deciso di sospendere la trasmissione.
Completo nero con camicia bianca, Luttazzi ha aperto la serata con una precisazione: «Lo dico a scanso di equivoci, non siamo qui tanto per me ma per noi, per difendere il nostro diritto di decidere cosa guardare in televisione». Poi ha ripetuto la battuta incriminata del programma, dicendo che quell'immagine lo aiuta a sopportare la chiusura della trasmissione. Un inizio soft dedicato al tempo («fa talmente freddo che Mussi ha spalmato il Vicks Vaporub sulla cosa rossa») poi Luttazzi è partito con un fuoco di fila di battute sulla religione, la chiesa cattolica, il Papa e l'enciclica Spe Salvi. «Le religioni sono un fatto culturale - ha detto - il papa vorrebbe che fossimo tutti cattolici e le mucche vorrebbero che fossimo tutti indù».
Poi sul palco sono saliti i cinque membri del cast della trasmissione, Gianluigi Fogacci, Marco Zingaro, Simone Francia, Santo Stefanini e Orsetta De Rossi con cui ha riproposto le rubriche che scandivano il programma, dai dialoghi platonici a l'oroscopo. Luttazzi nello spazio consueto all'intervista, in cui rispondeva a domande più o meno immaginarie, si è soffermato su cosa è per lui la satira: «Come ha detto Corrado Guzzanti i limiti li dà la legge - ha spiegato -. La satira non è volgare è enfatica».
Tra gli obiettivi della serata anche Walter Veltroni e il suo dialogo con Berlusconi per trovare un accordo sulla legge elettorale: «Veltroni ha detto che questo dialogo pone fine ad una stagione dell'odio - ha commentato Luttazzi - ma Berlusconi è quello di Previti, di Dell'Utri, quello che ha giustificato il massacro in Cecenia del suo amico Putin, quello delle telefonate a Saccà, quello che ha avallato la guerra di Bush in Iraq. Quello che molti provano per Berlusconi non è odio, è schifo». Dopo un sottofinale con commenti ironici, fra gli altri su Bettini, Mel Gibson, Stefano Gabbana, Claudio Baglioni («Ha fatto un concerto di beneficenza, il ricavato è andato alle vittime del concerto»), Luttazzi ha abbracciato la regista del programma, Franza Di Rosa, che ha ripreso anche la serata, dicendo: «E' stato bello finché è durato». Il pubblico lo ha salutato con una standig ovation.
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Il servizio del Tg3.
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Uno spezzone spettacolo.
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