Dopo cinque votazioni, in Campidoglio nessun documento condiviso sulle coppie di fatto. Veltroni assente.
(Lilli Garrone - Corriere della Sera) Non ci sarà nessun registro delle unioni civili del Comune di Roma. Cinque votazioni e tentativi di mediazione fino all'ultimo non sono riusciti a far approvare dal consiglio comunale della capitale un documento condiviso sulle coppie di fatto. Non è stato trovato alcun accordo fra il Pd e la Sinistra, forse impossibile dopo la presa di posizione del Vaticano che aveva invitato i cattolici del Campidoglio a dimostrare la propria «fermezza e la propria coerenza». E così, senza alcuna convergenza tra le due anime che compongono la maggioranza romana, dopo un dibattito convulso, con tanto di bacio lesbico alla fine, dal Campidoglio sono arrivate solo «bocciature» sulle unioni civili.
Le due delibere per la costituzione di un «Registro», una di iniziativa popolare e una consiliare, sono state respinte. Come è accaduto, del resto, per i due odg, del Pd e della Sinistra, che pure rinviavano la questione al Parlamento. Bocciato, ma era scontato, anche un documento dell'opposizione.
La partita, assente il sindaco Walter Veltroni (era a L'Aquila), ma presenti deputati come Vladimir Luxuria, si è giocata tutta all'interno della maggioranza e del Partito democratico, alla ricerca di un testo condiviso: niente da fare, anche se si sono cercate tutte le formule possibili e immaginabili per indicare le coppie di fatto, da «comunione di vita», frase che non è piaciuta oltre Tevere, a «vita in comune». «La stagione delle provocazioni dei registri comunali è finita, adesso serve un dialogo tra tutte le forze politiche per arrivare a una soluzione legislativa» è il commento di Giorgio Tonini, senatore del Pd ed esponente del mondo cattolico. E mentre all'interno si scriveva una «pagina triste per la politica», come hanno commentato alla fine gli esponenti della maggioranza, all'esterno si svolgeva una manifestazione a sostegno del «Registro».
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