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martedì 18 dicembre 2007

L'intervista. Dini: sui gay governo dilettantesco.

Il leader dei Liberaldemocratici: ho parlato con Giordano, tra noi c'è rispetto.

(Paola Di Caro - Corriere della Sera) Bocciato sulla sicurezza, dove ha tenuto un atteggiamento «un po' dilettantesco». Ma anche sui casi Speciale e Petroni, entrambi «sconcertanti », e sulla Finanziaria, che è uscita «peggiorata » dalla lettura della Camera. Lamberto Dini resta fedele alla sua linea dura e critica a 360 gradi un governo che a suo giudizio continua a fare troppi errori.
Partiamo dal decreto sicurezza.
«O il governo è stato un po' dilettantesco oppure ha fatto uso e abuso del Parlamento. E lo dico perché io sono tra quanti votarono sì al decreto sicurezza che conteneva la norma sulle attitudini sessuali solo perché il ministro Chiti, nel Transatlantico del Senato, assicurò che quel punto sarebbe stato modificato alla Camera».
Il rischio è che, se si cambia, il decreto non passa in Senato.
«E infatti il governo non intende modificare il decreto ed è grave, perché quando un ministro fa una dichiarazione importante e poi non la mantiene, il Parlamento è preso letteralmente in giro».
A questo punto sarebbe meglio far decadere il decreto?
«Al contrario: se il capo dello Stato lo rimanderà alle Camere, sarà questo il primo provvedimento di cui dovremo occuparci dopo la pausa natalizia».
Lei è critico anche sul caso Speciale.
«Sì, ho trovato sconcertante l'atteggiamento del governo, che procede a dismissioni di personalità elette o scelte da questo o dal precedente esecutivo, senza pensare a quali potrebbero essere le conseguenze sul piano della giustizia amministrativa. Questo è il secondo caso, dopo la vicenda del consigliere Rai Petroni, in cui il governo soccombe alla giustizia amministrativa: è incredibile, visto il battaglione di giuristi ed esperti di Palazzo Chigi».
Lo definirebbe un atto di arroganza?
«Preferisco pensare che sia il risultato dell'improvvisazione, nell'ambito di una vicenda disdicevole, che ha portato alla fine a togliere a Visco le deleghe sulla Guardia di finanza».
Padoa-Schioppa dovrebbe dimettersi?
«No, la decisione è stata del governo, della presidenza del Consiglio dei ministri nel suo complesso. E meno male che Speciale, con le sue dimissioni, ha tolto dall'imbarazzo il governo su come proseguire...
».
Se siete così insoddisfatti, che conclusioni trarrete?
«Certamente dovremo valutare nel merito una Finanziaria lievitata nei costi nel passaggio alla Camera, quando lo stesso Padoa-Schioppa ritiene vada ridotta la spesa».
Ce l'ha ancora con Rifondazione?
«Le nostre posizioni, pur antitetiche spesso sul terreno economico, non ci portano mai alla mancanza di rispetto reciproco, tant'è che in questi giorni io e Giordano ci siamo sentiti. Ma è vero che ci aspettiamo cambiamenti del quadro politico e faremo le nostre richieste entro l'anno. Perché così non si può andare avanti».

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