Nel periodo dal 1990 al 2005, la quota di mercato delle esportazioni italiane sul totale mondo è diminuita dal 19% all’11%. Mentre a partire dal 2004 la Cina ha sostituito l’Italia come principale paese esportatore. Anche se la differenza tra i valori relativi non sembra ancora rilevante, è la crescita media annua a destare preoccupazione: il 18% per la Cina contro il 7% per l’Italia nel periodo 1980-2005 e il 36% (Cina) contro il 4% (Italia) nel periodo 2003-2005. Inoltre, la crescita media annua delle esportazioni del settore nel periodo 1990-2005 è stata del 9%, ma solo del 7% per il made in Italy.
L’Italia ha perso la sfida dei grandi numeri, ma secondo Lojacono è ancora competitiva. “Difficilmente si potrà equiparare il vantaggio di costo dei concorrenti asiatici”, spiega Lojacono, “ma si può, e dove, posizionarsi su mercati di nicchia e ad alto valore aggiunto, con strategie di differenziazione di prodotto o clientela (come il business della nautica, passando dall’arredo di case alle barche). Segmenti che non generano sempre elevati volumi ma che sono più facilmente difendibili nel lungo termine”. Insomma, bisogna puntare sulla qualità, dirigendosi verso “aree di sbocco emergenti, come Russia ed Emirati Arabi”.
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