(Gianni Pennacchi - Il Giornale) «Sta’ zitta gallina!» le urlavano dai banchi della destra, «fascisti, sporchi fascisti!» rispondeva lei, Adriana Spera capogruppo rifondarola. Un parapiglia, un caos incredibile da far tremare i soffitti a cassettoni del Campidoglio, fuoco e fiamme - verbali, s’intende - che han costretto Mirko Coratti, mastelliano presidente del consiglio comunale, a sospendere la seduta. Una bolgia continua, alimentata dal settore del pubblico che era affollato di big accorsi da Montecitorio, i verdi Angelo Bonelli e Paolo Cento, Vladimir Luxuria e frotte di deputati della sinistra. I quali onorevoli facevano la spola tra l’aula Giulio Cesare e Piazza del Campidoglio, gremita di folla e striscioni nonostante la pioggia lieve ma incessante e fastidiosa, persino Marco Aurelio sul cavallone di bronzo appariva turbato. C’era di tutto e di più, sul colle più fatale della città eterna, l’Arcigay coi cartelli «No Vatican No Taliban», i Radicali.it con lo striscione «Coppie di fatto», il Circolo Mario Mieli a gridare «No Vat!», l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti con l’affiliata Associazione per lo Sbattezzo, con grandi foto accoppiate del sindaco col doppio incarico e del cardinal Bagnasco. E poi bandiere rosse, arcobaleno, rosa e pure fucsia.
Tutti contro il sindaco Walter Veltroni e la vicesindaca Maria Pia Garavaglia, che però non c’erano e si son beccati salve di «vigliacchi!» e fischi, e in difesa del Registro delle unioni civili che una petizione popolare forte di 10mila firme e una mozione consiliare presentata da tutti i gruppi di sinistra (che fan parte della giunta) volevano fortissimamente introdurre nell’ordinamento comunale romano. Come nella rossa Emilia e nella civile Toscana del resto, pur se un tal Registro ha scarsi o nulli effetti concreti sia per le coppie etero quanto per le omo. S’opponeva il sindaco e segretario del Partito democratico, aveva dato la sua parola a Tarcisio Bertone, cardinal Segretario di Stato, che mai e poi mai avrebbe sponsorizzato un tale affronto alla sacralità dell’Urbe e del Cupolone. Pd, Udeur e Italia dei Valori avevano infatti presentato un Ordine del giorno per sospendere la decisione sui simil-Pacs all’amatriciana, rinviandola sine die, almeno sino a quando il Parlamento nazionale non avrà varato una vera legge sulle unioni di fatto, che Veltroni s’impegnava a propiziare. Alle calende greche.
Volete sapere com’è finita? Un disastro per il Registro e ancor più per Veltroni, che ieri sera ha incassato una batosta incredibile. Perché la proposta di delibera consiliare e quella di iniziativa popolare sono state respinte massicciamente coi voti del Pd e del suoi alleati centristi, di An, di Forza Italia e dell’Udc. E l’Odg del sindaco è stato bocciato coi voti dell’intera opposizione più Rifondazione, Pdci e Verdi. Un disastro per Veltroni che da quando è sindaco mai s’era visto rifiutare una sua proposta. Con l’aggravante di dover fare i conti ora con una maggioranza, la sua, divisa e infuriata. Dite che doveva aspettarselo, ora che s’è lanciato alla conquista di altri Palazzi? Forse è il contrappasso, tant’è che il Campidoglio è ora speculare al Parlamento.
I numeri, per dovere di cronaca: la delibera di iniziativa popolare è stata respinta con 43 voti contro 11, pur se due donne premevano sulle transenne baciandosi platealmente sulla bocca. Quella consiliare firmata dal socialista Gianluca Quadrana è stata bocciata con 44 no a fronte di 11 sì. L’Odg del Pd ha totalizzato 24 sì, 23 no e 9 astenuti, ma poiché il regolamento imponeva un quorum di 29 voti sui 56 consiglieri presenti, è stato affossato.
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