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giovedì 22 novembre 2007

Sempre più estremista. Arcigay, Mancuso siamo invitati o no nella sinistra.

I tempi sono maturi perchè le sinistre sociali trovino nuove strade.

(Liberazione) Questo passaggio storico ha bisogno di ben altro. Bisognerebbe immettere nel Dna della nuova relazione tra le sinistre le specifiche dei binomi donna - uomo, diritti civili - diritti sociali, orientamenti sessuali - identità di generi, sapendo che ciò produrrà contraddizioni anche inedite, necessiterà di passi indietro, di un sostanzioso minor numero di dirigenti maschi eterosessuali, di una politica radicalmente differente, composta da pratiche gentili, definitivamente non violente, più allegre, con meno rosso e più arcobaleni. Vi sto chiedendo di fare tutto questo? No assolutamente no. Sto solamente segnalando che i tempi sono maturi (anzi dovremmo già essere impegnate ed impegnati in altri successivi passaggi) perché diate la possibilità alle sinistre sociali e politiche di tentare strade nuove, per essere sponda di una fetta notevole d'opinione pubblica e quindi d'elettorato; tanto per capirci per superare abbondantemente quella soglia delle due cifre, oggi ancora non alla portata.

So che sono parole non percepite come amichevoli per chi si è assunto fino ad oggi un improbo compito di resistenza sociale e politica, l'onere di affrontare questioni dimenticate ed emarginate dal resto del quadro politico; di aver difeso persone, collettività, territori, dall'attacco concentrico del razzismo reazionario, del liberismo più selvaggio, della xenofobia imperante, della violenta depredazione dei beni comuni, ad iniziare dall'acqua.

Tutto ciò deve essere orgogliosamente rivendicato, e allo stesso tempo reinterpretato. Vi faccio un esempio. Dopo oltre 6 anni si è tornati a Genova. Una grande e pacifica manifestazione ha rivendicato la giusta richiesta di verità; una verità che continua vergognosamente a mancare sull'assassinio di Carlo Giuliani, sulle cariche, sull'assalto della Diaz e su ciò che è avvenuto nella Caserma di Bolzaneto Così come sulle stragi di Stato, su tanti delitti di mafia, sulle morti bianche, sulle e sui tante e tanti sfruttati invisibili perché clandestine e clandestini. Come sei anni fa, molte e molti che si percepiscono come persone di sinistra non erano con voi. Perché? Qual è la cesura che non ha permesso di essere allora e sabato a Genova? Chi è assente è sempre colpevole. Ma chi partecipa ha sempre risolto la sua responsabilità? Avrei voluto, questa volta esserci, ma le dichiarazioni di Casarini prima sulla morte di Gabriele Sandri e poi sulla manifestazione di Genova, mi hanno bloccato. Mi spiace, per me la nonviolenza non è una pratica tattica, è un fondamento della mia azione politica, della mia assunzione di coscienza della mia omosessualità; ciò mi impedisce di condividere la violenza maschile eterosessuale, di qualsiasi colore sia, soprattutto quando si ammanta di resistenzialità, (anche perché non ci azzecca nulla). Certo sia allora come sabato, migliaia erano le persone pacifiche, non violente, anche giustamente arrabbiate e con loro condivido e ho condiviso idee, percorsi civili e sociali, esperienze e luoghi d'azione comune nei territori.

Ma questo esempio forse può servire a comprendere che vi è già un vasto segmento sociale d'accordo e simpatetico rispetto al ruolo e alle battaglie sostenute dalle sinistre italiane, ma non rispetto alle modalità, alle insufficienti fermezze, ai messaggi contraddittori e alle ambiguità, cui si inseriscono pratiche incompatibili con convinzioni diffuse e che appartengono a pieno titolo, anche se troppo silenti, al patrimonio della sinistra.

Il futuro e non il passato può essere un terreno d'incontro tra culture genericamente appartenenti ad un filone storico, ma che in verità si sono incontrate raramente, mantenendo gelose distanze, contribuendo ad un frazionismo, questo sì tragico e di cui è difficile individuare una composizione. Per guardare fuori di noi, si può osare nel dire, che la marginalità della sinistra italiana dipende molto dalla sua alta vocazione alla consolazione, anche nelle forme esteriori di proposizione di simboli ed immagini, alla nostalgia malinconica, alla durezza e cripticità delle movenze e dei linguaggi. Tutto ciò può essere liquidato con sufficienza relegando il ragionamento sul piano dell'estetica (scienza non amata da molte e molti a sinistra, perché come l'omosessualità, bollata nei decenni come una debolezza borghese), invece l'estetica è legata alla sostanza, e alla sua capacità di riscuotere ed ampliare consenso.

Tralasciando le salme ben tenute e costantemente truccate come se un tragico Pride del comunismo realizzato si rimettesse in scena ogni giorno, sfidando le leggi naturali e il buon senso, potremmo scoprire che le idealità anche confliggenti hanno qualche possibilità d'incontro.

Certo, sarebbe stato meglio tener conto che il 20 ottobre non è stata una manifestazione qualsiasi, almeno per chi ha deciso di promuoverla con intenti precisi e dirompenti; che anche nella sua rappresentazione plastica ha significato per tante e tanti, una parentesi particolare di razionale felicità. Mi rendo però conto che vi sono compatibilità con cui confrontarsi, e che a volte non si possono superare. Ci sarà un luogo, forse, prima o poi dove poter esplicitare un progetto condiviso, Ai sogni non bisogna mai rinunciare.

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