(Vecchi froci) Questo Alberto Ruggin è un politico nato. Nel dibattito ad Otto e Mezzo è riuscito a difendersi bene, non solo dalle manipolazioni da suburra fascistoide di un Camillo Langone, ma anche dai raffinati spostamenti di senso che proponeva Ferrara, tenendo il punto della “pubblicità”. Dalle cose che dice io dissento, in parte, perché propone e rivendica un modello di convivenza dell’omosessualità dentro la chiesa contemporanea.
E per capirlo, che sia impossibile viverci senza mutilazioni della propria dignità e realtà personale, basta ascoltare le parole di don Ermis Segatti, che ha parlato da Torino (”l’ostentazione dell’omosessualità offensiva della dignità”). Al sacerdote è scappato uno splendito lapsus, parlando dl gay pride: “Lì siamo proprio outside”. Non potrei essere più d’accordo. Per loro basta essere “inside”.
E così Paolo Colonna è servito (dico con ironia), lui che si poneva il problema di non conoscere “gay di destra” che fossero capaci di far politica in modo aperto. Alberto lo è, e non somiglia né a lui o a me né alla sua destra. E’ un animale nuovo (animale politico).
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