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giovedì 22 novembre 2007

Pubblicità, svolta in tv. Si può dire «preservativo».

Si gira Spot della Archibugi prodotto dal ministero in video da gennaio. Dopo anni di espedienti per evitare la parola-tabù.

(Valerio Cappelli - Il Corriere della Sera) Il tabù è vinto. Preservativo, la «famigerata» parola, si pronuncerà: in tv, su tutte le reti, comprese quelle seguite dai più giovani. Non c’è tempo da perdere, non si può più girare attorno alle parole: gli ultimi dati sulla diffusione dell’Aids sono preoccupanti. Sono circa 4000 le nuove infezioni da Hiv registrate ogni anno in Italia, in pratica, più di una ogni due ore. «Finora nelle campagne di sensibilizzazione - dice la regista Francesca Archibugi che oggi girerà lo spot all’aeroporto di Roma - in televisione si parlava di sesso sicuro, mai si era usato il termine preservativo. Ci sono state alcune resistenze. Le abbiamo vinte. C’è stato molto di aiuto il ministero della Sanità che lo ha prodotto».

La campagna dal 6 gennaio. La testimonial è Ambra, che ricorderà le cifre del fenomeno. Lo spot è come un mini-film con due coppie: i due giovani hanno una storia e sono interpretati da Niccolò Senni e Giuditta Avossa; i due adulti invece hanno avuto un rapporto occasionale e sono Cecilia Dazzi e Paolo Romano nei panni di due passeggeri. Due ragazzi entrano nella farmacia dell’aeroporto di Fiumicino. Lui si vergogna, non vuol comprare i preservativi, si fa avanti lei allora. E fanno venire in mente di comprarli anche all’altra donna, che scambia un sorriso con l’uomo con cui, come canta dice Lucio Dalla, s’era scambiata la pelle. A quel punto tutti i passeggeri vanno a comprare preservativi, l’imbarazzo è superato. «Io—dice Archibugi—non faccio pubblicità volentieri, sono l’unica che non ci crede in un mondo che ci crede. Ma questa è un’occasione in cui mi sento di crederci anch’io.

C’è un picco di contagio, soprattutto tra gli eterosessuali. Ho due figlie adolescenti di 19 e 15 anni, e da noi se ne parla senza problemi, è una cosa di cui sono perfettamente informate. Però non è così in tutte le famiglie, è considerata una malattia della vecchia generazione, come il vaiolo, che non c’è più». I media insistono sulla peggio gioventù, il bullismo a scuola sui più indifesi, gli omicidi efferati. «Dei veri pericoli non si parla mai. Penso ai bambini morti per incidenti domestici. E sulle malattie trasmissibili sessualmente, che portano alla sterilità o all’Aids, c’è come una cappa moralistica, scopri che l’ignoranza è enorme». L’astinenza sessuale è «l’unico modo sicuro per combattere l’Aids», ha detto il presidente Usa George W.Bush alla Giornata mondiale della lotta All’Aids. «A parte la gaffe di Bush, c’è sempre qualcuno che pensa di uscirne con l’idea dell’amore romantico ».

Si aspetta reazioni negative dalla chiesa? «...Spero di no». Francesca, lei ha mai avuto amici morti di Hiv? «Ho vissuto dei grandi dolori di rimbalzo, sono venuti a mancare amici di amici. Mi sembra un’ottima cosa che si ricominci con una campagna informativa governativa che negli ultimi anni era stata quasi abbandonata. Il fatto che siano venuti da una regista, senza ricorrere a un’agenzia di pubblicità, chiedendo un taglio narrativo più che la frase a effetto, è un segnale importante. Bisogna arrivare al cuore del problema da un punto di vista diverso, far passare il concetto in modo non astratto. Avere il preservativo in tasca, è sempre meglio che non averlo».

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