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giovedì 22 novembre 2007

Matrimonio d'affari. Griffe e martello, l’alleanza di Viareggio.

Lo stilista (Ferragamo) e la coop rossa (Etruria) per il nuovo porto. Mattoni, cazzuola e salotti nobiliari. «Niente di strano, in Toscana è vantaggioso l’accordo con i potenti consorzi dell’edilizia».
(Mario Lancisi - Il Tirreno) Il «matrimonio» di affari tra il gruppo consorzio Etruria e Ferragamo, una delle griffe più famose della moda italiana, simbolo della fiorentinità, che si sono aggiudicati la gara per costruire il nuovo porto turistico di Viareggio, fa discutere come tutte le alleanze nuove e inedite fra personaggi provenienti da storie lontane tra loro. Ci si chiede che cosa abbia messo insieme i muratori «rossi» e i signori della scarpa, i mattoni e la cazzuola con i palcoscenici mondani delle sfilate, i cantieri polverosi e operai con i salotti nobiliari e chic. La Firenze di Ferragamo con la Montelupo del consorzio Etruria presieduto da Armando Vanni.
Ferragamo a sorpresa. La vicenda è nota. La cordata Ferragamo, di cui fanno parte anche il consorzio Etruria, la coop Ravenna, Camper & Nicholsons, uno dei cantieri più gloriosi d’Europa, e Swan, colosso scandinavo dei grandi velieri, si sono aggiudicati nei giorni scorsi la gara per l’acquisizione del pacchetto di minoranza della Viareggio porto, una società per azioni, pubblica e privata, che realizzerà da qui al 2010 un porto turistico di oltre mille posti barca, con servizi, viabilità e posto auto annessi.
La cordata Ferragamo ha battuto a sorpresa quella capitanata da Teseco e Baldassini e Tognozzi (il primo gruppo industriale edile della Toscana, mentre il gruppo Etruria è al secondo posto), offrendo dieci milioni di euro per il 48,51% delle quote della Viareggio porto. A far pendere la bilancia dalla parte di Ferragamo e soci non sono stati i soldi (la cordata Teseco ha messo in busta un’offerta di pari valore), ma il piano industriale.
Da Antinori a Vitelli. Ferragamo e il consorzio Etruria si erano già alleati per la costruzione del porto turistico di Scarlino, 250 posti barca. Così come al gruppo cooperativo di Montelupo si è rivolto Piero Antinori per costruire le sue sontuose e avveniristiche cantine vinicole. A Livorno per la Porta a mare (porto turistico, alberghi, locali), il patron di Azimut Paolo Vitelli si è alleato con il mondo cooperativo. In particolare i lavori di costruzione, un business da 100 milioni di euro, sono stati affidati alla livornese Clc, presieduta da Ubaldo Ganetti, 70 soci.
Se le coop giocano in casa. Un’alleanza quella tra Azimut e il mondo cooperativo che ha suscitato non poche polemiche, a Livorno. L’opposizione con Guido Guastalla, leader locale di Forza Italia, ha evocato il conflitto di interessi: il Comune ha detto no all’insediamento di Esselunga (il suo patron Bernardo Caprotti, nel best seller Falce e carrello, ha citato anche Livorno tra le città che avrebbero negato l’ingresso alla sua azienda), mentre ha aperto le porte al mondo cooperativo.
Guastalla è in buona compagnia. Se Forza Italia e An anche nella nostra regione in questo periodo si detestano, almeno su un punto sono però d’accordo: in Toscana non si muove foglia che il mondo delle coop non voglia. Dice Alessandro Antichi, consigliere regionale di Forza Italia: «Quando ero sindaco di Grosseto ricordo che il consorzio Etruria perse diverse gare e fece molti ricorsi al Tar. La verità è che la Toscana è chiusa agli imprenditori medio-alti. Per i grandi progetti allearsi con le coop aiuta».
Gli fa eco Maurizio Bianconi, capogruppo di An in Regione: «Come ha detto una volta Turiddu Campaini di Unicoop in Toscana le coop giocano in casa. Per cui è naturale che i privati cerchino di allearsi con il mondo cooperativo. Intendiamoci, tutto regolare. Però questo è il quadro che abbiamo davanti, dopo 60 anni di governo delle sinistre».
«Solo scelte tecniche». Ma è davvero così? Da Azimut a Ferragamo negano. La politica non c’entra, le scelte sono solo tecniche: gli affari sono affari. Vincenzo Poerio, amministratore delegato di Azimut, sulla vicenda livornese si è così difeso: «A noi i colori politici non interessano. L’unico metro di giudizio è la convenienza. Tutto il resto sono balle».
Più o meno è la stessa aria che si respira nel lussuoso e antico palazzo dei Ferragamo, al numero uno di via Tornabuoni, la strada più chic di Firenze. Dice Simone Anichini, il braccio destro di Leonardo Ferragamo, che si occupa del settore aziendale degli investimenti nei porti turistici: «La scelta del consorzio Etruria risponde ad una logica meramente tecnica. Loro sono molto bravi a costruire, murare, come abbiamo avuto modo di apprezzare anche a Scarlino. Inoltre a Viareggio hanno anche una sede, e questo radicamento nel territorio è importante. Perché buttarla in politica?».
«Il collateralismo è finito...». Anche Roberto Rossi, presidente dell’Ance, l’associazione regionale dei costruttori di Confindustria, non ci trova nulla di strano in queste alleanze tra imprenditori privati e coop: «In Toscana o ci si allea con la Baldassini-Tognozzi o con il consorzio Etruria. Sono loro i più grandi.
E d’altra parte il consorzio Etruria ha perso la gara per la costruzione dei nuovi ospedali toscani. I tempi sono cambiati, non c’è più collateralismo tra coop e governi di sinistra. A vincere sono gli affari...», conclude Rossi.

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