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giovedì 22 novembre 2007

Di casta in casta. Tocca ai giornalisti.

(Negrosky) Dopo il successo de “La Casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, spietato affresco della classe politica italica e dei suoi ingiustificati privilegi, ecco “La Casta dei Giornali. Così l’editoria italiana è stata sovvenzionata e assimilata alla casta dei politici” di Beppe Lopez (edito da Stampa Alternativa – Eri Rai). L’inchiesta di Lopez fa luce sull’incredibile flusso di danaro pubblico (700 milioni di euro all’anno) che finisce sotto forma di contributi diretti o indiretti, attraverso una stratificazione di norme clientelari, raggiri e vere e proprie truffe, nelle casse di grandi gruppi editoriali, organi di partito, cooperative, giornali e giornaletti, agenzie e radio e Tv locali, ma anche di finti giornali di partito, di giornali di finti “movimenti” e di cooperative fasulle. Rimpolpando gli utili degli azionisti di grandi testate in attivo. Alimentando sottogoverno e clientele. E consentendo illecite rendite e privilegi mediatici a un esercito di “amici degli amici”. Di destra, di sinistra e di centro.
“Nel maggio del 2007 Sky TV ha fatto domanda per ottenere i rimborsi per i costi di spedizione di Sky Magazine, la rivista con i programmi del mese inviata dall’azienda del supermiliardario Murdoch ai propri abbonati. E Palazzo Chigi confermò: in base alla normativa vigente, le spettano in effetti 25 milioni di euro l’anno di contributi pubblici.
L’Unità produce ogni notte 16 mila copie di scarto per consentire alla Nuova Iniziativa Editoriale Spa d’incassare dallo Stato, solo con esse, 250 mila euro annui di contributi che concorrono a quelli che complessivamente le spettano (6,5 milioni di euro) per il fatto di stamparne ogni notte 120 mila, anche se potrebbe mandarne in edicola solo 80 mila, visto che se ne vendono meno di 60 mila. Una resa del 50% delle copie non si era mai vista prima dell’avvento delle provvidenze per l’editoria.
Europa, il quotidiano della Margherita, notoriamente vende sotto le 5 mila copie, diciamo molto sotto. Eppure, per incassare più di 3 milioni di euro l’anno in pubblici contributi , la sua amministrazione deve farne stampare 30 mila copie. Sapendo perfettamente che fine faranno: al macero.”

Per non parlare dei contributi a Il Campanile, al Giornale, a Repubblica, al Riformista, a Libero, alla Mondatori eccetera, eccetera, eccetera.
Un bel libro che, come osserva l’amico Ed, difficilmente vedremo recensito e celebrato su riviste e giornalini nostrani.
Vediamo di promuoverlo noi, nel nostro piccolo…

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