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lunedì 5 novembre 2007

Lesbo Power.

Mai così tante, tutte insieme. Produttrici, sceneggiatrici, autrici di successi tv: donne che amano altre donne. E portano allo scoperto la 'Rubyfruit Mafia': la rete delle lesbiche che a Hollywood fanno il bello e il cattivo tempo.

(Sabina Minardi - L'Espresso) "Una volta provato com'è con le donne, gli uomini diventano una barba tremenda". Come in un'epidemia di stagione, giovani donne, sbuffanti di noia, diffondono il verbo di Rita Mae Brown: 'La giungla di fruttirubini' (ES). E tutte insieme, nello stesso posto e nella stessa ora, decidono di cambiare aria. Succede tra le colline di Hollywood, nelle stanze dei bottoni. È qui che si concentra la 'Rubyfruit Mafia', la mafia di fruttirubini, come l'ha battezzata la rivista americana 'W': produttrici, sceneggiatrici, responsabili di marketing ed esperte di strategie. Una autentica corporazione di donne di potere. Tutte esplicitamente lesbiche.

"I tempi cambiano. E ci sono momenti in cui i cambiamenti si manifestano tutti insieme", dice Ilene Chaiken, cinquantenne madre lesbica di due bambini, e ideatrice del serial 'The L World', vero fenomeno di culto da tre anni a questa parte: "Le lesbiche stanno vivendo uno di questi momenti".

Hanno sopportato bisbiglii alle spalle, porte chiuse in faccia, il tradizionale maschilismo e la perfidia da manuale dei potenti (Robert Sutton ha appena inserito Michael Eisner, capo storico della Walt Disney, tra i più fulgidi esempi del suo 'Metodo Antistronzi'). Ora, tana libera tutti: si spalancano gli armadi del potere. E una pubblica confessione dà un colpo di spugna sui segreti.

"Non che i miei fossero poi custoditi così bene", scherza con la stampa americana Nina Jacobson, 42 anni, ex presidente di Buena Vista Motion Pictures Group, divisione di Walt Disney, ora socia di Steven Spielberg e della sua Ambin Entertainment: già inclusa da Forbes nella lista delle 100 donne più potenti di Hollywood ha fondato, qualche anno fa, insieme col regista Bruce Cohen, Out There, associazione di lesbiche e gay dell'industria dell'intrattenimento: "Tanto che quando ho fatto coming out, nessuno si è stupito più di tanto".

Anche perché l'amore tra donne non è più un'eccezione. E questa versione femminile della 'Velvet mafia', la mafia di velluto, con la quale i conservatori hanno tradizionalmente additato i network gay, vere e proprie lobby economico-finanziarie, lo rende evidente. "Temo che 'Rubyfruit mafia' sia solo una bella espressione per colpire l'immaginazione", dice a 'L'espresso' Dana Rudolph, fondatrice ed editrice di Mombian (http://www.mombian.com), che si dedica attivamente al sostegno delle mamme lesbiche americane: "Ma è una definizione ambigua: allude a uno sforzo organizzativo, a un modo di lavorare in modo coordinato, che a me non sembra esistere". Ma che non si può escludere. Le lesbiche di Hollywood stanno insegnando una complicità dimenticata. E in un mondo professionale con pochi ruoli leader al femminile, la tentazione è di tifare per loro. Le prime vere donne capaci di fare rete. Di fatto, la gang saffica è corposa e ben frequentata. È lesbica, per esempio, Carolyn Strauss, capo della programmazione del canale satellitare HBO: artefice di successi come i serial televisivi 'The Sopranos', 'Six Feet Under' e 'Big Love'. Altra lesbogirl è l'executive della società di produzione Fox 2000, Carla Hacken. E anche la cofondatrice della Killer Films Christine Vachon, ora hit-maker di successi indipendenti. E Cynthia Wornham del Sundance Institute, principale sponsor dell'omonimo Film Festival: anzi, proprio la sua partner, Annie Philbin, direttore dell'Hammer Museum di Los Angeles, ha dichiaratamente ispirato il personaggio di Jennifer Beals in 'The L World'. Se non bastasse, ha i suoi stessi gusti Kelly Bush, fondatrice di una delle più importanti società di relazioni pubbliche di Hollywood, portavoce di molte celebrities, madre di due figli e stessa compagna ormai da una dozzina d'anni.

Donne che hanno iniziato la loro carriera una decina d'anni fa. E che ora, svoltati i 40, occupano i gangli più strategici dei loro settori. Con la conseguenza che non soltanto molti posti chiave sono ora occupati da persone più aperte alla libertà sessuale che in passato, ma che i prodotti da loro lanciati e sostenuti contribuiscono a veicolare, spesso e volentieri, contenuti omosessuali. L'ambizione, neppure troppo nascosta, è se non di modellare la cultura pop contemporanea, almeno di sdoganare gli ultimi tabù. E di favorire un atteggiamento più neutrale verso gli orientamenti privati di ognuno. Qualche esempio? Si moltiplicano i serial di successo con l'immancabile personaggio lesbico (l'ultimo è quello interpretato da Bonnie Somerville in 'Cashmere Mafia'); al cinema i ruoli da lesbica sono sempre più frequenti (tra i più recenti Lucy Liu, lesbovampira nell'ultimo 'Rise: Blood Hunter' e Judi Dench, professoressa di storia, in 'Notes on a Scandal', innamorata della sposatissima Cate Blanchett). Ed è uno scambio continuo tra vita e fiction: basti pensare che nella sceneggiatura di un episodio di 'The L World' è entrato un sito 'reale' chiamato OurChart. com, che è una specie di Myspace soltanto per lesbiche: le iscrizioni si sono, ovviamente, immediatamente impennate.

"Che ci sia una Hollywood segreta lesbica è solo una leggenda metropolitana", obietta la regista Angela Robinson (ma il suo film, 'D.E.B.S, Spie in minigonne', uscito nel 2005, è una specie di Charlie's Angels adorato dalle lesbiche), ora produttrice di 'The L World' (che chiama 'il Dallas delle lesbiche').
Non le crede nessuno. Anche perché il coming out, sempre più esteso e visibile, supera le quinte del mondo del cinema e contagia altri settori: dai palcoscenici televisivi a molti posti chiave del mondo degli affari. Ellen DeGeneres, per esempio, apripista delle 'famose senza niente da nascondere' (oggi è fidanzata con l'attrice Portia de Rossi), sta diventando sempre più popolare, con il suo show tv, anche grazie al suo pubblico gay (http://ellen. warnerbros.com). 'AfterEllen.com', blog che commenta le notizie sul mondo delle lesbiche nell'entertainment, è diventato un punto di riferimento della Rete. Cynthia Nixon, l'avvocato dai capelli rossi di 'Sex and the City', ha ufficialmente scelto da che parte stare, e ora divide casa con la compagna Christine Marinoni. Rosie O' Donnell, per anni volto televisivo con 'The Rosie O'Donnell Show', lesbica con famiglia allargata (tre figli adottati e un altro della compagna Kelli Carpenter), è una militante dei diritti civili.

Hillary Rosen, amministratore delegato della Recording Industry Association of America, la nemica numero uno di Napster, si è separata dalla compagna Elizabeh Birch, ex direttrice di Human Rights Campaign, ma resta tra gli esempi più seri di impegno per la libertà di amare chi ci pare. L'attrice Lily Tomlin, che solo fino a qualche anno fa teneva riservata la sua relazione trentennale con la stessa donna, non intende più tenerla nascosta. "Devo ringraziare la mia incredibile moglie", ha detto commossa la bionda Melissa Etheridge, nel ricevere l'Oscar per 'I Need to Wake Up', colonna sonora di 'Una scomoda verità' di Al Gore (e sul red carpet era stata ironicamente impeccabile in tailleur pantaloni, al braccio della compagna in lungo). Impensabile, fino a qualche anno fa. La sua partner, l'attrice Tammy Lynn Michaels, l'ha confermato al magazine 'People': "Finora manager e agenti mi avevano sempre sconsigliato di dichiarare apertamente le mie preferenze sessuali".

Ma perché oggi l'orientamento sessuale diventa faccenda puramente personale? È la comunità creatività di Hollywood, più tollerante di altri contesti, a favorire queste ammissioni? "L'industria del cinema è probabilmente un po' più aperta del resto della società americana, sebbene penso che il timore che un coming out possa nuocere alla carriera ci sia sempre", aggiunge Dana Rudolph: "Infatti non credo che questa ammissione, da parte di donne di potere, sia stata programmata, intenzionale, del tipo: avanti, gettiamo la maschera tutte insieme. Mi sembra, piuttosto, il risultato di un clima giusto per rendere pubbliche, singolarmente, le proprie preferenze sessuali. Certo, ogni volta che una donna di potere rivela al mondo di essere lesbica dà più fiducia e coraggio a tutte le altre. Questo cambiamento sociale è stato influenzato da alcuni fattori: un generale atteggiamento più disponibile a riconoscere i diritti degli omosessuali da parte dell'opinione pubblica, l'incredibile successo di produzioni televisive come 'The L World', e l'esempio di alcune personalità che hanno scelto da subito la visibilità: prima fra tutte, appunto, Ellen DeGeneres".

Già qualche tempo fa il suo sito aveva elencato le madri lesbiche più potenti d'America e le loro partner. E, guarda caso, ne era venuta fuori una lista di personalità tra le più importanti di editoria, cinema, spettacolo, politica e nuovi media: Linda Villarosa, ex editrice del 'New York Times', insieme a Jana Welch, responsabile marketing; Kara Swisher, giornalista del 'Wall Street Journal', e Megan Smith, executive di Google; Cheryl Jacques, ex senatrice del Massachusetts, e Jennifer Chrysler, presidente della Family Pride Coalition. E Heather Poe, manager della Ups: la sua compagna è Mary Cheney, amministratrice di Aol. E figlia del vice presidente degli Stati Uniti.

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