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lunedì 5 novembre 2007

Peer Gynt è lui: Alessio Carbone, primo ballerino dell'Opéra di Parigi.

(Giuseppe Distefano - Il sole 24ore) A quindici anni di distanza mi ritrovo a interpretare di nuovo il figlio di Carla Fracci. La prima volta è stato nel balletto "Filumena Marturano" di Luc Buy, a Cagliari. Ero ancora ragazzino e studiavo alla Scuola di ballo della Scala di Milano. Adesso, a ventinove anni, me la ritrovo ancora nel ruolo di mia madre nel "Peer Gynt". A parlare è Alessio Carbone, primo ballerino all'Opéra di Parigi, ma italiano di nascita e formazione, nonché figlio d'arte. Un vanto per la nostra danza, che sforna talenti riconosciuti a livello internazionale ma non sa trattenerli. Da dieci anni nel prestigioso Corpo di ballo francese, dopo aver mosso i primi passi alla Scala di Milano, Alessio ha preso un anno sabbatico per fare altre esperienze, richiesto da molti teatri. Ora è all'Opera di Roma nell'atteso "Peer Gynt" di Ibsen che un altro italiano, Renato Zanella - che da poco ha lasciato, dopo dodici anni di direzione artistica, la Staatoper di Vienna - ha creato per l'ente lirico capitolino. Volto minuto, circondato da un cespuglio di capelli neri, affabile e comunicativo, Alessio parla della passione che infonde nel suo lavoro. Vivacissimo, sembra possedere innate le folgorazioni giovanili del celebre personaggio di Ibsen, dove il suo sbrigliato vagabondaggio lo ricondurrà, dopo avventure e fantasticherie, alla sua amata e fedele Solveig.
Chi è il personaggio che interpreta…
Anzitutto bisogna precisare che io sarò il Peer Gynt giovane, mentre Alessandro Molin e Egon Madsen saranno rispettivamente quelli in età adulta e più matura. Il progetto del coreografo Zanella e del regista Menegatti è molto ambizioso. Quando mi è stato proposto il ruolo mi sono chiesto come farà il pubblico a capire le varie fasi di crescita del personaggio di questo racconto così intrecciato. Mi sembrava difficilissimo trasporre in danza il romanzo. Invece ho constatato che Zanella c'è riuscito. Il mio primo atto è molto dinamico, intenso e brillante. Salto tantissimo, corro, giro, perchè si deve sentire il giovane sprizzare energia. Sto in scena per 45 minuti, ed è un impegno molto fisico. Nel secondo atto i movimenti sono più a terra; il terzo atto invece è più spirituale. Sono molto ammirato di Egon Madsen, un uomo di 65 anni di notevole forza fisica e dalla straordinaria presenza scenica. La sua è un'interpretazione pura, molto vicina al teatro-danza.
Lei aveva già lavorato con Zanella?
Questo incontro lo aspettavo da anni. Lui mi aveva visto ballare in un Gala e mi aveva manifestato il desiderio di voler lavorare insieme.
Che sensazione le dà danzare, lei così giovane, con un'icona della danza come Carla Fracci?
Un'emozione grandissima. Poterla tenere fra le braccia è un enorme privilegio. Hai la consapevolezza di tenere un oggetto di grande valore, di quelli che hai paura di rompere. Si ha il timore di farla cadere, di farle del male. E' la stessa sensazione che mi hanno confidato altri ballerini. Questa donna, che ha avuto moltissimi partner eccellenti che l'hanno tenuta fra le loro mani, rappresenta la storia del balletto del Novecento. Per me è un grande vanto, e mi ritengo fortunato poter lavorare con lei.
Per calarsi psicologicamente ed espressivamente nel ruolo di Peer Gynt come si è preparato?
Occorre molta concentrazione, e bisogna metterci anche del proprio. Oltre a leggere il romanzo mi è stato utile anche il libro del tedesco Otto Weiniger "Delle cose ultime", una spiegazione simbolica non solo del "Peer" ma anche del periodo in cui Ibsen lo scrisse. Naturalmente Zanella ci ha detto molto sulla sua visione, e anche Menegatti, cercando di dare un senso ad ogni movimento. Nello spettacolo ci sono una cinquantina di quadri diversi, come fossero scene di un film con pannelli che salgono e scendono, e delle botole.
Si riconosce nel personaggio?
Lui è molto sicuro di sé e non mi ci riconosco. Io ho un carattere dolce e Peer era aggressivo. Inoltre, avendo i miei genitori anch'essi nel campo della danza (Alessio è figlio del coreografo Giuseppe Carbone e della ballerina Iride Sauri, ndr) non mi hanno mai permesso di montarmi la testa. Quindi non ho, credo, quella presunzione che ha Peer Gynt, il quale è consapevole che un giorno sarà re. Caratterialmente mi riconosco nella sua giovinezza e nella freschezza, nel gioco con le partner, e nelle avventure con esse. Lo vedo come un piccolo presuntuoso, però molto sensibile. Crede d'essere il più bello, però gli interessa sapere cosa pensano gli altri. Richiede quindi un'interpretazione molto sottile.
Lei viene da una famiglia di ballerini. Quindi un percorso segnato dal destino?
Ho iniziato da piccolo, a Venezia dove sono cresciuto, vedendo mia sorella più piccola fare una scuola di ballo. Ma mi sono subito annoiato. In realtà nella vita volevo fare il calciatore. Verso gli undici anni mio padre, non forzandomi, mi disse che c'era la possibilità di entrare alla scuola di ballo della Scala di Milano. Entrando alla Scala la danza è diventata una cosa seria.
Quando ha avuto la consapevolezza che voleva fare il ballerino?
All'inizio era ancora un gioco. Ma quando al quarto anno di scuola è arrivato un maestro dell'Estonia molto bravo, con il quale avevo fatto un ottimo lavoro, e mi ha fatto poi saltare un corso passando direttamente al sesto anno, ho pensato che forse ero portato per essere un ballerino, e non perché i miei genitori mi avevano spinto a farlo. Se mi hanno passato di livello qualcosa significherà, ho pensato. Forse valgo. Un altro momento importante è stato vedendo Laurent Hilaire – che poi ho ritrovato a Parigi come maestro di ballo – danzare nel "Lago dei cigni". Quella musica mi ha messo i brividi. Da quel momento è successo qualcosa, e l'indomani ho cominciato a raddoppiare il mio impegno a lezione.
Ha preso atto di avere un talento…
In un certo senso sì, anche se non riuscivo a capacitarmi. A me piace molto lo sport, il lato atletico della danza, il corpo che lavora, lo sforzo fisico, la disciplina che impone un'arte o lo sport in generale. Quindi all'epoca prevaleva il lato soprattutto fisico, mi piaceva fare movimento e cercare, per una sorta di competizione, di farlo meglio degli altri. La dimensione artistica è nata più tardi.
Quando nasce la consapevolezza artistica?
Nasce dopo, quando hai acquisito una capacità tecnica o comunque un buon livello di scuola accademica. Quando ti liberi dalla preoccupazione tecnica, allora puoi veramente liberare nella danza la spiritualità e il cuore.
Il passaggio dalla Scala all'Opéra come è avvenuto?
Per caso, nel giugno del '96. Ero da un anno nella compagnia e dovendo fare gli esami per la maturità scientifica avevo chiesto una settimana di permesso per studiare. Mi sono ricordato che in quei giorni facevano le audizioni per l'Opéra. Telefonando ho scoperto che era l'ultimo giorno per iscriversi e dopo una settimana ci sarebbero state le audizioni. Sono volato a Parigi. La notte non ho chiuso occhio. Avevo paura di fare brutta figura. Ho avuto un attimo di sconforto ma sono andato all'audizione. Sono arrivato terzo. E sono rimasto dieci anni. Molto rapidamente mi sono ritrovato primo ballerino.
Ha lavorato anche con parecchi coreografi contemporanei: Kylian, Preljocaj, Ek, Forsythe, Duato… Quali di questi è stato un incontro particolarmente importante?
Quello con Carolyn Carlson, quando ero ancora nel corpo di ballo dell'Opéra, con la quale c'è stata subito un'intesa. Mi tirò fuori dal gruppo facendomi fare una parte da solista. Lei è molto spirituale, e a me piaceva molto come persona. Mi piacerebbe rincontrarla. E poi l'incontro con Pina Bausch. Di lei abbiamo fatto "Le Sacre du printemps". Un'emozione unica, che ti rimane addosso. Anche quando, finito il balletto mi lavavo per togliermi tutta la terra che avevo addosso, scoppiavo a piangere. E non sapevo perché. Bisognerebbe chiederlo alla Bausch.

"Peer Gynt", coreografia di Renato Zanella, regia di Beppe Menegatti. Interpreti: Alessio Carbone, Alessandro Molin, Egon Madsen, Mario Marozzi, Kristine Saso, Gaia Straccamore, Sara Loro, Carla Fracci. Teatro dell'Opera di Roma, prima nazionale il 7 novembre, con repliche fino all'11.

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