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lunedì 5 novembre 2007

L'amico gay di John Kennedy.

Una nuova biografia sul Presidente sciupafemmine e un compagno gay conosciuto a scuola agita la stampa omosex: forse tra i due non vi fu mai eros, ma non si separarono neppure negli anni della Casa Bianca.

(Klaus Davi - La Stampa) Un amante gay ufficioso, ormai, non si nega proprio più a nessuno. Soprattutto se il soggetto in questione è morto da tempo e le necessarie verifiche sono difficili da completare.

Nella rete del gossip casca ora uno dei più grandi sciupafemmine della storia, quel John F. Kennedy presidente americano della Nuova Frontiera che tanto ispira il nuovo nume della sinistra Veltroni.

Afar luce sull’equivoca amicizia lunga una vita è una biografia scritta da David Pitts, intitolata eloquentemente Jack and Lem, che sta agitando la stampa gay di tutto il pianeta, quella italiana compresa.

La storia, per molto tempo, è ovviamente stata tenuta segreta dalla famiglia Kennedy: chi ha impedito con ogni mezzo che la biografia uscisse è stato John Kennedy jr. Invano, però. Così al capitolo delle grandi storie di amicizia in odore di amore omosessuale si aggiunge quella di due ragazzi che si conobbero alle scuole superiori nel 1937, viaggiarono per due mesi attraverso l’Europa, «loro due da soli», precisa il biografo Pitts. Tanto che quando divenne potente, John non volle mai separarsi dall’amico del cuore. Addirittura gli mise a disposizione una camera da letto a uso personale nientedimeno che alla Casa Bianca.

Basta per dire che i due intrattenessero una relazione erotica? Certo che no. E infatti la biografia in questo senso è molto prudente. Tuttavia è un fatto accertato che Lem Billings fosse per sua stessa ammissione più interessato agli uomini che alle donne, come documenta in modo inoppugnabile un testo dello stesso Billings, con tanto di confessioni e coming out annotati prima della sua morte avvenuta nel 1981 e contenuti in un volume di 850 pagine lasciato in eredità alla famiglia Kennedy. La quale si attivò per tenere nascosta la storia, nel timore che venisse strumentalizzata dagli avversari politici, distruggendo l’immagine virile del presidente Usa.

Strumentalizzazioni o meno, come annota Valerio Bertolucci sul mensile gay Babilonia, è evidente che «l’intimità tra i due valicava ogni concetto di amicizia tra uomini. Era come se JFK fosse attratto sessualmente dalle donne ma preferisse gli uomini per un appagamento sentimentale». Non bastasse, il libro di Pitts spicca anche per il rigore della ricerca iconografica: John e Lem vengono ritratti con vestiti identici, addirittura con lo stesso costume da bagno, serenamente abbracciati. E Jacqueline, invece, come prese tutto ciò? In fondo Kennedy si portava l’amico ovunque: feste pubbliche, party, manifestazioni sportive. Non era capace di stare senza neanche durante i fine settimana. Nondimeno, la Bouvier non dava segni apparenti di gelosia, visto che spesso e volentieri si portava appresso Lem quando il marito non poteva seguirla in qualche evento mondano. Addirittura, in un’intervista, dichiarò che Lem aveva passato tutti i fine settimana con la coppia presidenziale. Un’amicizia rimasta solida fino alla fine, visto che nel 1981 Jacqueline partecipò in prima fila al funerale dell’uomo.

Lem Billings tuttavia morì con un cruccio: non essere stato considerato a dovere nelle biografie ufficiali. «Mi dispiace che mi trattino sempre e solo come il compagno di camera del college», confidò una volta, «visto che sono stato la persona più vicina a lui per ben 30 anni...». In effetti.

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