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lunedì 5 novembre 2007

Amsterdam, addio tolleranza ora ha paura delle banlieue.

Dopo l´omicidio di due poliziotti sale la tensione e va in crisi il modello multietnico Mobilitati anche i capi-famiglia islamici, ma con poche speranze di successo.

(Andrea Bonanni - La Repubblica) Amsterdam - Quella di Overtoomseveld è una piazzetta ordinata, al centro del quartiere di Slotervaart, periferico e popolare ma pieno di verde, di scuole e di spazi attrezzati. Dai balconi dei caseggiati che la circondano spuntano centinaia di antenne paraboliche, tutte orientate per captare il segnale della televisione marocchina. Sullo stesso lato della piazza sorgono, fianco a fianco, la moschea e il posto di polizia. La moschea è rivestita di mattonelle bianche e sormontata da cupoline turchesi.
La stazione di polizia è fatta di mattoni rossi, ha una porta scorrevole che dà su un ingresso vetrato con il pavimento di marmo, e un bancone che sembra la reception di un albergo. Qui, due settimane fa, Bilal, un giovane di origini marocchine con seri problemi psichiatrici e una lunga fedina penale, ha fatto irruzione e ha pugnalato due poliziotti. Una delle due vittime, prima di perdere conoscenza, lo ha abbattuto con un colpo di pistola.
Da quel momento l´Olanda è risprofondata nell´incubo dello scontro etnico che da tempo, ormai, ossessiona il Paese. Slotervaart, con il 95 per cento di popolazione musulmana, è lo stesso quartiere di Amsterdam dove viveva Mohamed Bouyeri, l´estremista islamico che esattamente tre anni fa uccise il regista Theo Van Gogh. Dopo la morte di Bilal, e nonostante un imponente spiegamento di polizia, per oltre una settimana la zona è stata teatro di disordini. Niente di grave, per la verità. Niente di paragonabile alla rivolta della banlieue parigina. Una sassaiola contro il commissariato. Una decina di automobili bruciate. Un po´ di fermi. Qualche arresto.
Ora la situazione, per quanto tesa, sembra tornata sotto controllo. Ma le autorità olandesi si sentono sedute sull´orlo di un vulcano e si muovono con estrema prudenza. La Polizia di Amsterdam rifiuta di parlare e si trincera dietro uno scarno comunicato. Il ministero degli Interni definisce gli incidenti di Amsterdam, seguiti a pochi giorni di distanza da analoghi disordini nella periferia di Utrecht, «episodi limitati che riguardano le autorità locali».
Ma, al municipio, il giovane vicesindaco Lodewijk Asscher, laburista, non sembra disposto a minimizzare. «Certo qui non siamo a Parigi. Non esiste la situazione di degrado delle periferie francesi, prive di infrastrutture e perfino di trasporti pubblici decenti. Negli ultimi anni abbiamo investito miliardi di euro nei quartieri come Slotevaart. E però la situazione di emarginazione sociale non è diversa da quella di molte città europee. In certe aree, metà dei bambini non riescono neppure ad arrivare alla fine del ciclo primario. Le famiglie non parlano olandese e non capiscono quali siano le logiche e le esigenze di una scuola moderna. Gli insegnanti si trovano ad affrontare un compito improbo, con ragazzi malnutriti, privi di appoggio nelle famiglie, spesso già dediti ad attività criminali prima dei dieci anni. Tre settimane fa, proprio a Slotervaart, un quattordicenne marocchino a scuola ha ucciso a coltellate un suo compagno».
Ma le nuove generazioni di amministratori socialisti sembrano aver appreso la lezione dell´ondata xenofoba che negli ultimi anni ha scosso l´Olanda. Anche qui, come nella Francia di Sarkozy, la parola d´ordine è: tolleranza zero. «Dobbiamo riappropriarci delle strade e degli spazi pubblici - spiega Asscher - dobbiamo adottare una linea dura verso i giovani criminali, che sono una ristretta minoranza, e far rispettare le regole dell´obbligo scolastico lavorando con le famiglie perché si prendano effettivamente cura dei figli: chi non lo fa, perde il diritto agli assegni famigliari. Dobbiamo tracciare una linea netta tra chi si sforza di progredire e di uscire dall´emarginazione, e chi invece non fa nulla per non restare indietro».
Se gli incidenti di Amsterdam non sono sfociati in una vera e propria rivolta, il merito è soprattutto di una nuova istituzione, che però affonda le radici nell´antica cultura patriarcale del Maghreb: i Buurt Vaders, “padri di quartiere”. «Sono stati loro - spiega Mustafà Akker, 30 anni, assistente sociale che nel quartiere è nato e lavora - che si sono mobilitati dall´inizio e hanno organizzato le ronde impedendo che la situazione degenerasse, parlando con i ragazzi, facendo valere la loro autorità, spesso richiamando le famiglie ad esercitare maggiore controllo».
I Buurt Vaders sono un gruppetto di venti-trenta “anziani”, padri di famiglia tra i quarantacinque e i sessant´anni, che hanno stabilito una rete di solidarietà e di controllo. Hanno un proprio locale dove si ritrovano, organizzano attività sociali e sportive per i giovani e cercano di ripristinare l´autorità delle famiglie quando le situazioni di disgregazione sociale minacciano di diventare incontrollabili.
Uno dei leader è Muhammed Farjani, 55 anni ben portati. Indossa il bournus sopra un completo occidentale con camicia e cravatta. Non parla olandese, ma un misto di spagnolo e francese, oltre all´arabo. «Quando sono cominciati i disordini abbiamo girato tutta la notte, tutte le notti, per una settimana. Senza armi, naturalmente. Solo con la forza della persuasione. Questi ragazzi li conosciamo tutti. Conosciamo le famiglie. Abbiamo parlato, e parlato. Ai giovani, ai loro genitori. Alcuni sono ragazzi davvero sbandati, duri, difficili. Alla fine la maggioranza ci è stata a sentire. E così si è evitato il peggio».
Insomma, la modernissima Amsterdam è riuscita, per ora, a superare la crisi grazie ad una rete di solidarietà e di valori antichi che le autorità municipali hanno avuto la lungimiranza di favorire e di aiutare. Una rete di sicurezza che nelle banlieue francesi non è mai entrata in funzione. Ma nessuno crede che i Buurt Vaders possano essere la soluzione al problema della mancata integrazione nell´Europa del terzo millennio. «La loro presenza ha evitato che la situazione sfuggisse al controllo - riconosce Lodewijk Asscher - Ma se vogliamo trovare una soluzione sul lungo periodo, dobbiamo lavorare sulla scuola e sulla tenuta dei nuclei famigliari».
E Ahmed Marcouch, 48 anni, marocchino di origine, ex poliziotto e da due anni eletto presidente dell´associazione di quartiere nelle file del partito laburista, conferma: «I Buurt Vaders sono come certi antibiotici: puoi usarli una volta, due volte al massimo per controllare situazioni di infezione acuta. Ma dopo un po´ la loro efficacia svanisce perché i germi patogeni sviluppano resistenza alla cura. Io non so quale possa essere la soluzione a questo dilemma. Ma non la possiamo trovare affidandoci a una cultura patriarcale che appartiene al passato, non certo al futuro di una società multietnica e multiculturale moderna».

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