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lunedì 5 novembre 2007

Thriller a Modena ai tempi di Luigi XVI.

Dopo tre anni Daniele Bondi pubblica il nuovo romanzo che ha già vinto un premio come inedito.
«Enigma del pentagramma» ambientato tra Parigi e il ducato estense.

(La Gazzetta di Modena) Esce in questi giorni, pubblicato da Graus Editore, il terzo romanzo dello scrittore Daniele Bondi, già vincitore di sette premi letterari e affermatosi anche come drammaturgo con gli spettacoli “Una torta per Modena capitale” e “Raimondo e Cristina”. Un romanzo che arriva dopo alcuni anni d’attesa e che rappresenta una novità nel genere: un thriller storico.
Si intitola “L’Enigma del Pentagramma” e presenta in copertina l’omonimo dipinto realizzato dall’artista pavullese, Giorgio Sebastiano Giusti. La trama del giallo è tutta incentrata su un efferato delitto che sconvolge il Ducato di Modena nella primavera del 1791. Il letterato Girolamo Tiraboschi, allora presidente della Biblioteca Ducale, si ritrova innanzi a una contessa morente, la quale, su uno spartito di Johann Sebastian Bach, gli ha lasciato un misterioso messaggio da decrittare. Facendo appello alla sua sconfinata erudizione, il professore riesce nel suo intento, scoprendo tuttavia che sulla stessa partitura sono riportati altri, e più oscuri, messaggi. Mentre Tiraboschi cerca di dare un nome e un volto all’assassino, si dipana sotto i suoi occhi un intreccio che assume via via dimensioni continentali. Siamo infatti nell’anno in cui i reali di Francia, ormai ostaggio dell’Assemblea Nazionale, cercano di fuggire da Parigi, guadagnare truppe, organizzare la controrivoluzione e risalire sul trono come ai tempi dell’ancien régime. Questo tentativo vede protagoniste le zie di Luigi XVI, le quali riescono a uscire dai confini francesi e a penetrare nel Ducato di Modena, dove, insieme ad altri conservatori reazionari, cercano di convincere il regnante, Ercole III D’Este e, per suo tramite, l’imperatore asburgico, Leopoldo II, ad inviare reggimenti a sostegno del nipote. I territori estensi fanno inoltre da palcoscenico alla grande rivincita di Cagliostro, il quale entra in Modena per ricercare la Pietra Filosofale e portare a termine l’arcana missione della sua vita. Una missione che si interseca con i destini di Luigi XVI e Maria Antonietta, con le trame controrivoluzionarie e col tentativo, da parte del professor Tiraboschi, di decrittare tutti i messaggi per risolvere l’enigma del pentagramma.
L’autore presenterà il nuovo libro - che ha già vinto il Premio Siracusa (categoria inediti - II Assoluto) - presso la Locanda Iolanda di Serramazzoni giovedì e a Modena presso il Salotto Culturale di Simonetta Aggazzotti venerdì.
Da’’Schiavi della libertà’’, il tuo secondo romanzo, sono passati 4 anni. Un parto lungo e faticoso questo tuo primo thriller... «E’ vero. Le ricerche storiche mi hanno tenuto impegnato per un anno abbondante, un altro l’ho impiegato per scriverlo e correggerlo, altri due per trovare un editore degno di questo nome...»
Sullo sfondo di questo giallo c’è un tema molto serio: quello della diffusione della conoscenza...
«Sì, una diffusione che ha costantemente incontrato molti ostacoli perché i potenti hanno sempre ritenuto che le masse ignoranti fossero meglio governabili. Un fenomeno che accadeva ai tempi di Socrate e, con la televisione-spazzatura, anche oggi».
E nell’Enigma del pentagramma è proprio l’erudizione che permette al letterato Girolamo Tiraboschi di risolvere tutti i misteri e individuare l’assassino. Da dove viene l’idea di un letterato-detective?
«Dalla piacevole riscoperta di questa notevole personalità della cultura che Vittorio Alfieri riteneva il maggior letterato d’Italia. Un ex gesuita seguace dell’empirismo e contrario ai sistemi metafisici. Un uomo mite, ma ricchissimo nella sua interiorità»

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