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lunedì 5 novembre 2007

Vaticano, i cardinali sono senza casa e quelli che le hanno sono principesche.

Cardinali davanti al palazzo di Santa Marta
(Ignazio Ingrao - Panorama) Sua eminenza cerca casa. Il 24 novembre il Papa nominerà 23 nuovi cardinali e in Vaticano scoppia l’emergenza alloggi di rappresentanza. Ogni porporato residente a Roma, infatti, ha diritto a un appartamento composto da salone, sala da pranzo, studio, stanza da letto, stanze per gli ospiti, cappellina e, ove possibile, una dépendance per le suore alle quali è affidata la cura personale del cardinale. L’affitto è a carico della sede apostolica, mentre le altre spese sono coperte dal “piatto cardinalizio”.

L’argentino Leonardo Sandri, che sarà il primo dei nuovi cardinali, ha appena preso possesso di un grande attico all’ultimo piano del palazzo che ospita la Sala stampa vaticana, con affaccio mozzafiato su piazza San Pietro. È subentrato al cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, tornato in Cile.
Vicini di casa, l’anziano cardinale statunitense William Wakefield Baum e il segretario della Congregazione per i religiosi, Gianfranco Gardin. Dalla parte opposta di via della Conciliazione c’è uno degli appartamenti cardinalizi più invidiati: quello del successore di Joseph Ratzinger, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, William Joseph Levada. Dalle finestre sembra di toccare l’obelisco e la cupola di San Pietro.
Nello stesso palazzo vivono il cardinale portoghese José Saraiva Martins e l’italiano Renato Martino. Nella gara tra gli appartamenti con vista più bella vince però quello del cardinale indiano Ivan Dias. L’anno scorso è subentrato al cardinale Crescenzio Sepe nel palazzo di Propaganda Fide in cima al Gianicolo.
Protesta invece l’anziano cardinale Giovanni Coppa che vive nel palazzo dei canonici di San Pietro, accanto alla basilica. Un palazzo tranquillo, ascensore in radica e uscieri in livrea, dal quale si accede direttamente dentro la sacrestia di San Pietro. Dovrà abbandonare la sua casa perché non è abbastanza grande per il suo rango. Ma l’ottantaduenne prelato, in attesa della berretta cardinalizia, ha già chiesto di poter rinunciare al «privilegio» del trasloco. Invece rimarrà nel suo appartamento un altro neocardinale, Angelo Comastri, che risiede nella Palazzina dell’Arciprete nei giardini vaticani, insieme con il cardinale Giovanni Battista Re.
Non trova casa il nuovo presidente del Pontificio consiglio della cultura, Gianfranco Ravasi, attualmente ospite della Domus Santa Marta, destinata agli alloggi dei cardinali durante il conclave. Ravasi ha bisogno un alloggio abbastanza grande per la sua immensa biblioteca. Il suo predecessore, il cardinale Paul Poupard, non ha alcuna intenzione di lasciare il meraviglioso attico in piazza San Calisto, alle spalle di Santa Maria in Trastevere, dove vive da quasi vent’anni. Sullo stesso piano c’è il cardinale Roger Etchegaray, che vanta una straordinaria collezione di icone nella cappella privata.
Per far fronte alla carenza di alloggi di rappresentanza l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), guidata dal cardinale Attilio Nicora, ha deciso di trasferire gli uffici dei Pontifici consigli giustizia e pace e per la famiglia da Trastevere a via della Conciliazione. Saranno sistemati in un grande palazzo, appena ristrutturato, che nel 2003 il Vaticano ha acquistato dall’Ina-Generali per 60 milioni di euro. Al posto degli uffici di Trastevere verrebbero creati appartamenti destinati ai funzionari della segreteria di Stato, che attualmente vivono alla Domus Santa Marta, in Vaticano.
Il progetto ha provocato una mezza rivoluzione tra i prelati abituati a recarsi a piedi in ufficio, costretti in futuro ad attraversare Roma per raggiungere il Vaticano.
Contrario anche il cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Consiglio per la famiglia, che invece vive a Trastevere e non vuole il suo ufficio trasferito in via della Conciliazione.
Sarà trasformato Palazzo San Carlo in Vaticano: al posto del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali verranno creati quattro appartamenti di pregio. Uno sarà destinato al nuovo capo protocollo della segreteria di Stato, il nigeriano Fortunatus Nwachukwu, un altro al nuovo cerimoniere pontificio Guido Marini. E un terzo, il più bello, potrebbe andare all’assessore per gli affari generali, Gabriele Caccia.
Tra i cardinali emeriti che hanno il privilegio di risiedere ancora in Vaticano c’è Achille Silvestrini, che abita nella Palazzina della Zecca. L’appartamento più tecnologico è quello del prefetto emerito della Congregazione per il clero, Darío Castrillón Hoyos, in piazza della Città Leonina. Un’intera stanza è destinata a video, computer e internet per tenersi in contatto con l’America Latina.
Nel grande ed elegante appartamento del cardinale Pio Laghi invece c’è un pezzo di Casa Bianca: non si contano le sue foto in compagnia dei presidenti americani.
Per gli appassionati di antiquariato invece l’indirizzo è piazza San Giovanni in Laterano, in casa del vescovo ausiliare di Roma, Rino Fisichella, amante dei mobili antichi.

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