Roma - Dopo la brutta figura del ddl sull'editoria, il Governo rischia di approvare un'altra norma discutibile e decisamente approssimativa.
Nel movimentato Consiglio dei ministri di martedì scorso, si è discusso del cosiddetto "pacchetto sicurezza", elaborato dai ministri Clemente Mastella e Giuliano Amato. Il provvedimento, suddiviso in quattro disegni di legge, si prefigge l'intento di inasprire le pene per varie tipologie di reato: dallo scippo, alla piromania. Un piccolo, ma decisivo, punto, riguarda anche la Rete: l'introduzione del reato di "adescamento di minorenni" online e via telefonino.
Il maggiorenne che, con lo "scopo di sedurre, abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici", intrattiene con questi (attraverso Internet, cellulare, o altri mezzi di comunicazione) una relazione "tale da carpirne la fiducia", è punito con la reclusione da uno a tre anni.
Lo schema del disegno di legge in questione, diversamente da quanto affermato dalle agenzie di stampa e dai quotidiani nazionali, risulta in realtà già approvato fin dal 22 dicembre 2006, ed era oltretutto già stato giudicato dal Consiglio superiore della Magistratura, variamente annunciato alla Camera e in altre sedi istituzionali, ed infine stralciato meno di dieci giorni fa, per essere poi reintrodotto quasi identico nel "pacchetto sicurezza". Il disegno di legge che introduce la nuova fattispecie di reato, perciò, era in realtà già passato indenne a quasi tutto l'iter iniziale. Sul sito del governo è disponibile anche un'approfondita descrizione delle motivazioni che hanno portato alla proposta.
La norma, condivisa dagli esperti negli intenti e mutuata dalla legislazione statunitense ed anglosassone, è minata però da una palese e pericolosa ambiguità non presente negli altri ordinamenti, sfuggita anche allo stesso CSM: la semplice "seduzione", anche se perpetrata senza alcun intento particolarmente malevolo, viene accomunata all'abuso e allo sfruttamento sessuale (naturalmente così non avviene né nel Regno Unito, né negli Stati Uniti).
Nella pratica: un ragazzo al termine delle scuole superiori che si trovasse a chattare o scambiare SMS affettuosi con una ragazza più giovane di un paio d'anni, rischia fino a tre anni di reclusione.
Il segretario dell'Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI) Renato Borzone, recentemente intervistato da radioradicale.it, definisce, quanto ritenuto condivisibile dal Consiglio Superiore della Magistratura qualche mese fa, "una follia, talmente indeterminata che potrebbe colpire con pene severe condotte innocue e non dimostrabili. E lascerà molto spazio a quei magistrati protagonisti che, pur di finire in tv o in prima pagina, non si faranno scappare l'occasione di perseguitare il malcapitato di turno. O il povero imbecille."
Interviene anche il blogger Mario Adinolfi, membro della costituente del PD, che bolla senza mezzi termini il provvedimento come "ridicolo", specie perché "le norme già consentono ai quattordicenni di avere una libera vita sessuale". Silvana Mura (Italia dei Valori) si è invece dichiarata favorevole all'approvazione di tutti i provvedimenti. Generalmente favorevoli, ma alcuni scettici, i commenti dell'opposizione.
Se la tutela dei minori nell'anarchico mondo del web è un'esigenza sentita, diffusa, e condivisibile, pensare di risolvere il problema istituendo nuovi ambigui reati o inasprendo le pene già previste è una scelta che probabilmente susciterà polemiche e divisioni, specie considerando la questione, molto più urgente ed irrisolta, di inefficienza e lentezza del sistema processuale italiano.
Dopo le divergenze emerse martedì scorso, l'approvazione definitiva del "pacchetto sicurezza" per il successivo invio alle Camere, è rimandata al prossimo consiglio dei ministri del 30 ottobre. Con l'auspicio che, nel frattempo, intervengano adeguate modifiche.
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