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mercoledì 31 ottobre 2007

Mostra fiorentina senza pace: Vade Retro l'Assessore Gozzini attacca Sgarbi. "Interesse privato, il Papa gay è suo".

Giovanni Gozzini vuole querelare il critico d’arte che lo aveva duramente attaccato perché non aveva concesso il patrocinio: «I soldi che mi pagherà li spenderò per la cultura».

(Valeria Giglioli - L'Unità) La pentola continua a bollire. C’è un’altra puntata nel lungo strascico di polemiche che hanno accompagnato l’apertura della mostra “Vade Retro - Arte e omosessualità”, approdata alla Palazzina Reale di Firenze dopo la bufera che l’aveva travolta a Milano. Chiusa la querelle seguita alla scelta di non concedere all’esposizione il patrocinio del Comune, l’assessore fiorentino alla cultura, Giovanni Gozzini, passa al contrattacco. E annuncia una querela nei confronti di Vittorio Sgarbi, che da organizzatore della mostra aveva tuonato (senza risparmiare qualche insulto) contro la presa di posizione del collega toscano. «Sto raccogliendo materiale - spiega l’assessore fiorentino - e devo valutarlo con il mio avvocato». Niente di personale, dice Gozzini, «conosco Sgarbi. Se da questa cosa arriveranno dei soldi li userò per il bilancio della cultura». E chiude con una battuta: «Lo faccio per trovare un po’ di fondi per la cultura a Firenze: penso che Vittorio sia più ricco dell’assessorato». Ma Gozzini ha lanciato un altro sasso nello stagno delle polemiche: “Miss Kitty”, la scultura che ha portato la mostra nell’occhio del ciclone (rappresenta un Benedetto XVI in versione gay) apparterrebbe allo stesso Sgarbi: «Mi risulta da alcuni voci - dice l’assessore - in questo modo un interesse privato, anche se minimo, c’è. Perché con il battage nato dalle polemiche il prezzo dell’opera sale».

Dal canto suo Sgarbi, raggiunto telefonicamente a Dakar, risponde per le rime: «Sono tranquillo, Gozzini non è molto originale: questa è la mia 316esima querela». Ma il professore non si limita all’ironia: «Quello dell’assessore fiorentino mi sembra un atteggiamento nazista, e anche profondamente anticulturale. Sono felice di essere querelato: spero che venga in tribunale a spiegare perché ce l’ha così con gli omosessuali». La vicenda, continua Sgarbi, «segna una rottura definitiva tra Milano e Firenze: mi dispiace, ma con uno come Gozzini non si può dialogare». Nessuna reticenza sulla questione della statua: «L’ho comprata io, per divertimento, ma certo non faccio mostre per i motivi ventilati da Gozzini. Peraltro altre opere di mia proprietà sono state esposte: faccio fatica a capire» dice il critico d’arte, a cui “Miss Kitty” è costata circa 25mila euro. «L’ho acquistata - continua - all’indomani delle polemiche suscitate a Milano, anche per rassicurare l’artista. È lo stesso Gozzini che meriterebbe una querela, quando fa insinuazioni di questo genere». Guerra di carte bollate in vista? Sgarbi non ha ancora deciso. Ha invece le idee molto chiare sulla posizione dell’assessore fiorentino che ha dichiarato di aver comunque proposto la concessione del patrocinio nel caso la mostra non avesse incluso la statua dello scandalo: «A Gozzini avevo spiegato che non avrei esposto la scultura se l’avesse ritenuto inopportuno - dice il professore - Avrei evitato ogni forma di possibile imbarazzo. Ma visto che la mostra non ha avuto il patrocinio del Comune non capisco perché non avrei dovuto includerla». D’altronde, conclude Sgarbi, «non posso che compiacermi di tutto questo casino: la mostra ringrazia Gozzini e la sua ottusità, perché così se ne parla di più».
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Vedi l'opinione sulla mostra e sull'intera operazione espressa da ub critico d'arte omosessuale.

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