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lunedì 3 marzo 2008

Al Pac di Milano in mostra le foto shock firmate Saudek e Witkin. Sgarbi polemico: "Spostare mostre da Palazzo Reale scelta illogica.

(Martina Malnati ) Dopo molte polemiche arrivano al Pac le mostre dei due fotografi tanto discussi: il praghese Jan Saudek e l’americano Peter Witkin. Promosse dall’Assessorato alla Cultura e “24 Ore Motta Cultura”, le rassegne “Saudek. L’universo in una camera”, a cura di Enrica Viganò e “Joel Peter Witkin”, curata da Gianfranco Composti presentano un’antologica dell’artista ceco e 45 tra vintage e lavori recenti, in bianco e nero, che ripercorrono l’iter del fotografo di Brooklyn.

In bianco e nero e poi colorate a mano le foto di Saudek, non fanno parte di un genere o di un movimento. Egli mette spesso ironia nelle sue immagini che forse anche per questo nella sua Repubblica Ceca l’establishment ha impiegato tanto tempo a rendergli omaggio, mentre le sue immagini erano già famose in tutto il mondo.

Sin dagli anni ‘70 le sue fotografie sono celebrazioni delle caratteristiche di fondo della natura umana: l’essere uomo, donna, padre, madre, amante e l’essere bambino e adolescente. Il trascorrere del tempo, la nascita, la morte. Negli anni ‘80 una serie di elementi antitetici hanno fatto il loro ingresso nel suo immaginario: amore e odio, bellezza e bruttezza, giovinezza e vecchiaia. Tutte riferite al mondo femminile. Dieci anni più tardi, la carnalità delle immagini si è tinta di un’aggressività animalesca che talvolta ha sfiorato il masochismo: bambine acconciate come fanciulle equivoche, donne che mostrano qualche segno di vita vissuta vestite da bambine, cortigiane dagli occhi innocenti…

Le foto di Witkin (per capire meglio il suo messaggio artistico a fare da guida c’è anche una video-intervista) provocano disagio in chi le guarda: si tratta soprattutto di ritratti, come dice l’autore “non di persone, ma di condizioni esistenziali”, rappresentazioni di scene e figure mitiche, classiche o bibliche. Ecco Venere, Pan, Adamo ed Eva cacciati dall’Eden, la moglie di Caino; oppure invenzioni proprie dell’artista.

La guerra in Vietnam, cui prese parte come reporter (1961-64), lo spinge a considerare la morte come normalità: maneggia cadaveri, corpi di persone sconosciute e mai reclamate per farne soggetti di opere d’arte. Numerose immagini sono poi omaggi ad opere famose di Botticelli, Canova, von Gloeden e Picasso. Affascinato dall’eccesso e dall’estremismo, l’artista è attratto e attrae i suoi soggetti dalla perdizione al disprezzo.

Due poetiche così diverse sembrano quasi cozzare nel medesimo spazio espositivo e lo stesso Sgarbi ne ha voluto dare una giustificazione. «Spostare - ha affermato - queste due mostre da Palazzo Reale, è stata la scelta più illogica, che ha fatto perdere il senso della mia impresa di fare un ciclo di quattro mostre che facesse attirare l’attenzione di due giovani fotografi come Massimo Listri e Giustino Chemello tramite la locomotiva di due grandi come Witkin e Saudek».

Ma è stato proprio il contenuto “scabroso” delle opere dei due fotografi ad aver spinto il Comune a non esporli a Palazzo Reale, eletto a luogo delle mostre omnibus. A muovere lo scandalo erano state soprattutto le foto di Witkin che ritraggono nudità di transessuali e le posizioni erotiche dei modelli di Saudek, tutti ritratti dentro una stanza, metafora dell’universo poetico di un artista a lungo perseguitato dal regime sovietico.

Le due mostre al Pac - via Palestro 14 - sono visitabili da oggi fino al 27 aprile. Ingressi: 6-4 euro. Cataloghi editi da Federico Motta. Info: 02/76009085.

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1 commento:

Malusa Kosgran ha detto...

bel post, complimenti. oggi andrò a vedere la mostra, grazie per le informazioni che, incredibile, non sono riuscita a recuperare da nessun altra parte!
ciao ciao