Saranno installate due telecamere per monitorare la zona nelle ore notturne.
(Maddalena Rebecca - Il Piccolo di Trieste) Non solo hanno dovuto fornire le generalità ed esibire i documenti. Si sono anche sentiti porre domande quanto meno insolite del tipo «perché vi siete dati appuntamento proprio qui?» e «frequentate abitualmente questo posto?». È il trattamento riservato qualche sera fa dagli agenti di polizia ad una coppia di giovani omossessuali seduti su una panchina del giardino di viale Romolo Gessi. E il sospetto dell’Arcigay è che l’atteggiamento particolarmente insistente di quei poliziotti non rappresenti un caso isolato, ma sia piuttosto il segnale di un nuovo, e preoccupante, clima di intolleranza verso la comunità omosessuale.
Un timore alimentato anche da un secondo elemento venuto alla luce in questi giorni: la scelta di collocare due delle 25 telecamere previste dal Protocollo sulla videosorveglianza firmato da Comune, Questura e Prefettura, proprio all’interno dell’area verde di viale Gessi, nota a tutti come storico luogo d’incontro tra gay. «Da parte nostra speriamo che questa decisione sia stata presa in buona fede - afferma il vicepresidente del circolo Arcobaleno Nicola Cicchitti - . Facendo uno più uno, però, è difficile pensare che non ci sia un collegamento tra i fatti. La sensazione di una crescente ostilità nei nostri confronti, effettivamente, ce l’abbiamo. Del resto, a Trieste come nel resto del Paese, l’ondata omofoba non è mai venuta meno. Semplicemente i riflettori su questo fenomeno, riconducibile sempre all’ignoranza e alla paura del diverso, si accendono di solito solo quando succedono fatti particolarmente eclatanti. Ecco perchè - conclude Cicchitti - ci attiveremo subito per fare chiarezza su questa ”attenzione particolare” riservata ai frequentatori di viale Romolo Gessi, e chiederemo risposte alle istituzioni».
Risposte già sollecitate anche dal capogruppo del Pd in consiglio comunale Fabio Omero, secondo cui sarebbe in atto «un’azione preordinata di repressione che colpisce tutti, anche i cittadini che non commettono reati ma chiacchierano semplicemente su una panchina, solo per il fatto di essere omosessuali». Durante l’illustrazione del regolamento sulla videosorveglianza, Omero ha chiesto al comandante della polizia municipale perchè fossero state posizionate due telecamere proprio in viale Gessi. «E mi è stato risposto che la localizzazione degli impianti è frutto di una scelta politica - continua il capogruppo del Pd -. È allora il sindaco, che ha la delega alla sicurezza e alla Municipale, a dover dire se questa linea politica, che rischia di ledere i diritti elementari di alcuni cittadini, può essere giustificata semplicemente dalla prevenzione di atti osceni in luogo pubblico».
«Ma quale scelta politica - replica Roberto Dipiazza -. Non abbiamo fatto altro che dare ascolto ai residenti della zona che si lamentano per la presenza dei gay. Personalmente nei confronti degli omosessuali ho la massima tolleranza. Ma nel momento in cui finiscono per rendere insicura una certa zona della città, è necessario intervenire. Così come è giusto e necessario che i poliziotti facciano domande alle persone ritenute sospette. Con tutto quello che succede in Italia in questo momento, tra stupri ed episodi di violenza - conclude il sindaco - non vedo cosa ci sia di strano».
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