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giovedì 6 marzo 2008

In Iran è condannato a morte. Estradizione gay, si mobilita l'Independent.

(Tiscali notizie) L'Independent si mobilita sul caso di Mehdi Kazemi, il 19enne gay iraniano che rischia l'estradizione nel Regno Unito per essere deportato in Iran e, quasi sicuramente, giustiziato per "sodomia". Il quotidiano britannico, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti umani - da lì è partito il recente appello internazionale per salvare dalla condanna a morte il giornalista afgano Kambakhsh - dedica la prima pagina a quella che viene giudicata "una decisione di vita o di morte". Il titolo è in bella mostra sullo sfondo rosso sangue e la foto di un giovane con gli occhi bendati, in attesa dell'impiccagione: "Un giovane gay ha chiesto asilo in Inghilterra dopo che il suo fidanzato è stato giustiziato per omosessualità - si legge - allora perché il governo britannico è così determinato a rispedirlo a Teheran, dove rischia con ogni probabilità l'esecuzione?".

Il quotidiano ripercorre la vicenda di Kazemi, - Il giovane è "arrivato a Londra per imparare l'inglese nel 2004 e ha poi scoperto che il suo fidanzato era stato arrestato dalla polizia iraniana, accusato di sodomia e impiccato". In una telefonata con il padre rimasto in Iran, Kazemi apprende che prima dell'impiccagione nell'aprile 2006, il suo fidanzato sotto interrogatorio fece il suo nome fra i partner con cui aveva avuto rapporti. Temendo per la sua incolumità, Kazemi richiede quindi asilo nel Regno Unito, asilo che gli viene negato alla fine del 2007.

Si è rifugiato in Olanda ma è stato arrestato - "Terrorizzato dalla prospettiva di deportazione, il giovane iraniano ha fatto un tentativo disperato di evitare l'estradizione e ha lasciato il Regno Unito per l'Olanda, dov'è attualmente detenuto fra le proteste degli attivisti in difesa dei diritti umani" scrive l'Independent. Ieri, riferisce il giornale, Kazemi è apparso in tribunale per chiedere alle autorità dei Paesi Bassi di non estradarlo nel Regno Unito, da cui quasi di certo sarà rimpatriato in Iran.

Kazemi ha scritto al ministro dell'Interno, Jacqui Smith - "Non sono venuto nel Regno Unito per chiedere asilo. Ero venuto per studiare e poi fare ritorno nel mio paese. Ma negli ultimi mesi la mia situazione è cambiata. Le autorità iraniane hanno scoperto che sono omosessuale e mi stanno dando la caccia". "Non posso frenare la mia attrazione nei confronti degli uomini - ha sostenuto nella lettera - E' qualcosa con cui dovrò convivere per il resto della mia esistenza. Sono nato con queste emozioni, e non le posso cambiare, ma sfortunatamente non posso esprimere le mie emozioni in Iran. Se ci torno sarò condannato e giustiziato, proprio come il mio ex".

Il destino del giovane è ora appeso al verdetto della corte olandese - Stabilirà se dargli il permesso di chiedere asilo nei Paesi bassi o estradarlo nel Regno Unito. Il suo caso ha già scatenato le proteste dei principali gruppi internazionali per i diritti gay, e non solo. In Italia si sono mobilitati, in particolare, il Gruppo EveryOne e i Radicali. Stando alle ong iraniane sui diritti umani, oltre 4mila fra gay e lesbiche sono stati giustiziati dalla Rivoluzione islamica del 1979. L'ultimo caso di pena di morte imposta a un omosessuale ha riguardato un 21enne, Makwan Moloudzadeh, impiccato in dicembre dopo la condanna per sodomia, o 'lavat', che è una pena capitale per la legge iraniana. Dall'Home Office, denuncia l'Independent, ammettono che in Iran ci sono state esecuzioni di omosessuali ma, "senza motivo respingono l'accusa di una sistematica repressione di gay e lesbiche".

Il parere del governo britannico - Al momento nessuna dichiarazione ufficiale sui singoli casi, ma si limita a sottolineare il suo "impegno a fornire protezione agli individui per cui è dimostrabile un bisogno reale, in accordo con gli impegni derivanti dal diritto internazionale. Se la richiesta d'asilo è respinta, esiste il diritto di appello a un giudice indipendente, e il rimpatrio è previsto soltanto per coloro che, in base al processo di richiesta di asilo e ai tribunali indipendenti, non risultano avere bisogno della protezione internazionale".

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