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martedì 5 febbraio 2008

Gay & fiction. Arriva in Italia «Mad Men» che ha conquistato due Globe e il plauso della critica americana.

I peccati degli anni '60, un caso un tv. Droga, infedeltà e razzismo nel serial che ha battuto il dottor House Vicende «politicamente scorrette» nella storia di un'agenzia di pubblicitari a New York nel periodo del boom economico.

(Alessandra Farkas - Il Corriere della Sera) «I sette vizi capitali tanto in voga negli anni 60 compaiono tutti nei primi cinque minuti dello show», osserva il New York Times: «Fumo, alcol, adulterio, sessismo, omofobia, razzismo e antisemitismo ». Ma se Mad Men èun distillato dei più odiosi cliché politicamente scorretti al bando nell'America di oggi, pubblico e critica non sembrano dispiacersene.
Dopo aver battuto tutti i record d'ascolto nella storia del canale AMC quando ha debuttato, lo scorso 19 luglio, la nuova serie ha vinto ben due Golden Globe: migliore serie drammatica, (battendo House e Grey's Anatomy) e migliore attore protagonista con lo sconosciuto Jon Hamm, che correva contro Hugh Laurie e Michael C. Hall. Da marzo Mad Men approda anche in Italia su Cult, il canale 142 di Sky. Creato da Matthew Weiner, lo stesso autore e produttore de I Sopranos, il serial è ambientato nella New York degli anni '60 e segue le vicende di un gruppo di pubblicitari della ditta Sterling Cooper.
Sono gli anni del boom economico, del capitalismo sfrenato. «Quando gli uomini molestavano segretarie accondiscendenti e tutti leggevano Reader's Digest », sintetizza il Times,

«Gli ebrei lavoravano con ebrei, i neri facevano i camerieri, i dottori fumavano durante le visite ginecologiche e i gay se ne stavano nascosti». In mezzo a questo mondo in cui la pubblicità e il cinismo della mentalità commerciale la fanno da padroni, si muove il protagonista Don Draper (Jon Hamm), manager per cui anche i sentimenti sono una forma di business.
Draper è figlio illegittimo di una prostituta morta dandolo alla luce. Durante la guerra di Corea, dove combatte, ruba l'identità ad un commilitone morto, cancellando il proprio passato e tacendolo a tutti. Inclusa la moglie Betty (January Jones), la classica casalinga disperata che non sa nulla neppure delle sue tante infedeltà.
Tra le amanti di Draper c'è Midge Daniels (Rosemary DeWitt) un'illustratrice proto- hippie che fuma marijuana e conosce Ginsberg e Kerouac. Oltre a Rachel Menken (Maggie Siff) la presidentessa ebrea di un grande magazzino. È lei il personaggio più integro nell' universo di Draper, dominato da gente come Roger Sterling (John Slattery) uno dei partner della Sterling Cooper, cinico antisemita. E Pete Campbell (Vincent Kartheiser), il classico figlio di papà che cerca di estorcergli una promozione, minacciando di rivelare il suo segreto. Le donne dell'agenzia, Peggy Olsen e Joan Holloway, (Elisabeth Moss e Christina Hendricks) debbono invece rassegnarsi al ruolo di prede sessuali. L'art director gay Salvatore Romano (Robert Morse), infine, vive così male la sua omosessualità da rifiutare le avances di un collega, accampando come goffa scusa «la mia fede cattolica ».

Al centro della narrazione c'è il fumo. Nella prima puntata i dirigenti della Lucky Strike si rivolgono alla Sterling Cooper per mettere a punto una campagna pubblicitaria mendace che rimedi ai danni di un rapporto di Reader's Digest secondo cui il fumo provoca il tumore ai polmoni. Temi ancora scottanti che spiegano, forse, il plauso dei critici. «La magia di
Mad Men è prendere sottilmente in giro costumi antiquati e crudeli», teorizza il New York Times. A Entertainment Weekly è piaciuto «perché mostra un mondo dove il gioco fa parte del lavoro, il corteggiamento sessuale non è ancora molestia e l'America è libera dai dubbi di sé». Come dire: viva il Politicamente scorretto.
Ma non sono mancate le controversie. Allen Rosenshine, capo di un'agenzia pubblicitaria che iniziò la carriera allora l'ha definito «Una fabbricazione totale ». E il gruppo di consumatori Commercial Alert ha sporto denuncia contro lo show, accusando lo sponsor Jack Daniel di aver mandato in onda spot con gente «irresponsabilmente ubriaca di whisky», in violazione alla legge federale.

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