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martedì 5 febbraio 2008

Teatro. "Così è se vi pare" secondo Massimo Castri.

In scena al Teatro Quirino. Uno spettacolo fresco, incisivo, determinato e divertente, con un notevole spessore introspettivo.

(Maria Antonietta Amenduni - Agenzia radicale) L'impossibilità di avere una visione unica e certa della realtà. E' il filo conduttore di Così è se vi pare di Luigi Pirandello, in scena al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma dal 5 al 24 febbraio, per la regia di un grande maestro del teatro italiano: Massimo Castri. Il regista, torna così ad affrontare Pirandello, autore con il quale raggiunse la fama e nello specifico affronta un testo che ha già concretizzato più volte in epoche diverse della propria carriera. Incontra per l'occasione dodici giovani attori, per un progetto di alta formazione su una delle pieces più note e complesse del Novecento: queste le caratteristiche di una messinscena che affronta un testo che, al debutto, provocò nel pubblico "sconcerto, intontimento, esasperazione e sgomento.

Rappresentata per la prima volta nel 1917, Così è (se vi pare) è una commedia tratta dalla novella La signora Frola ed il signor Ponza, suo genero. L'opera è incentrata su uno dei temi più forti della poetica pirandelliana: l'inconoscibilità del reale, a cui ognuno può dare una propria interpretazione e una propria verità che possono non coincidere con quelle degli altri. Lo spettacolo, infatti, ruota attorno agli interrogativi posti da un gruppo di pettegoli - ansiosi di etichettare e ridurre ciascuno ad un ruolo definito - alla Signora Frola circa il suo bizzarro comportamento in famiglia. Ciascuno convinto di avere assolutamente ragione, continuano a scambiarsi illazioni sullo "strano" ménage di un marito, una fantomatica moglie ed una suocera, giunti da poco in paese.

Il tema sarà attentamente sviscerato nel romanzo del 1926, Uno nessuno e centomila, ma appare già chiaro in questa commedia nelle parole proferite da Lamberto Laudisi: «Io sono realmente come mi vede lei. - Ma ciò non toglie, cara signora mia, che io non sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua - ... Vi vedo affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per se stessi fossero così o così». Queste battute poste a inizio commedia, quasi un'introduzione fatta dall'autore stesso per chiarire quale sia il punto cruciale di tutta la vicenda, mettono subito il lettore o lo spettatore di fronte a una prospettiva diversa che li allontana dal banale pettegolezzo.

Tutto un paese si affanna per sapere quale sia la verità intorno allo strano comportamento della famiglia Ponza. La curiosità nasce dal fatto che la sedicente madre della Signora Ponza, la Signora Frola, non vive con la figlia e il marito, anzi non entra neanche in casa loro, comunica con la figlia solo attraverso dei bigliettini scambiati per mezzo di un cestino calato dalla finestra. Alla Signora Frola la gente pone insistenti domande, e la poveretta si vede costretta ad asserire che il Signor Ponza, avendo perso nel terremoto tutti i suoi parenti, ha un amore ossessivo per la moglie che gli impedisce di farla uscire di casa e di far incontrare madre e figlia.

Dal canto suo il Signor Ponza sostiene, invece, che la Signora Frola sia impazzita, poiché crede che la figlia morta, la prima signora Ponza, sia ancora in vita, scambiandola con la sua seconda moglie: per non deludere la suocera e per non importunare la nuova Signora Ponza, non permette che le due donne s'incontrino. Poiché non c'è maniera di confutare nessuna delle due affermazioni, la gente, smaniosa di dover a tutti costi attribuire una maschera e un ruolo ben definito ai componenti di questa famiglia, non può fare altro che interrogare la Signora Ponza, convinta che solo così finalmente si possa venire a capo del ginepraio.

Ma la donna, che entra in scena velata, a simboleggiare l'impenetrabilità della verità, afferma di essere la seconda moglie del Signor Ponza, per il marito, e la figlia della Signora Frola, per la madre, ma per se stessa nessuna: «Io sono colei che mi si crede». Per Pirandello quindi l'uomo non ha una propria essenza a priori, l'uomo diventa una persona solo sotto lo sguardo degli altri, assumendo tanti ruoli e tante maschere, quante sono le persone che lo vedono.

Al contrario delle precedenti esperienze di castri con questo testo, in questa occasione il risultato è sicuramente più soddisfacente e psicologicamente più approfondito, con uno spessore introspettivo degno della complessità etica e morale del testo. Si evince uno spettacolo di grande freschezza, ma allo stesso tempo incisivo, determinato e divertente. Castri non tralascia la profondità del testo e gioca abilmente con il grottesco e con un ritmo quasi da commedia brillante impresso a tutta la vicenda dallo stesso Pirandello.

C'è sicuramente un po' di prevenzione prima di vedere lo spettacolo, relativamente alla giovane età degli attori. Castri però riesce misuratamente ad adattare alla realtà del testo, sfruttando al meglio la materia prima messa a disposizione dai giovani interpreti, forse in certi casi ancora più acerbi. Bello e notevole è il ritmo che Castri da a tutto lo spettacolo, belle le musiche e bello il gioco di porte che si aprono e si chiudono accompagnano l'andirivieni dei personaggi con tanto di abito da sera. Bella anche la trovata della maschera o dei particolari sul viso esagerati in modo grottesco, ma perfetto ad indicare ironicamente la stupidità di una società attaccata all'immagine e al pettegolezzo.

Meritevole di nota il gruppo degli attori: Diana, una signora Frola stralunata e sofferente, il signor Ponza di Rosario Lisma, Michele Di Giacomo nel ruolo di un giustamente ironico Laudisi, e ancora Federica Fabiani, Giorgia Coco e Francesca Debri.
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Così è (se vi pare)
* di Luigi Pirandello
* regia di Massimo Castri
* scene di Claudia Calvaresi
* costumi di Claudia Calvaresi

* con Marco Brinzi, Corinne Castelli, Giorgia Coco, Francesca Debri, Anna Della Rosa, Michele Di Giacomo, Angelo Di Genio, Federica Fabiani, Alessandro Federico, Diana Hobel, Rosario Lisma, Antonio Giuseppe Peligra, Chiara Condrò.

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