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lunedì 29 ottobre 2007

Teologo svizzero apre alle nuove unioni. Famiglia addio al pensiero unico.

Matrimonio e famiglia? Non costituiscono più un modello unitario di vita: ormai esiste una molteplicità di forme di legami affettivi e familiari. Ma questo fenomeno va considerato, storicamente, più un ritorno al pluralismo originario che una drammatica frattura, ed è pertanto necessario che la Chiesa si inventi nuove forme di accompagnamento e di sostegno.
Lo ha affermato il teologo svizzero di Lucerna Christoph Gellner (nella foto), direttore dell’Istituto di perfezionamento ecclesiale (Ifok) e del Corso serale di teologia per studenti lavoratori presso la Facoltà teologica dell’Università di Lucerna. È autore del libro “Paar - und Familienwelten im Wandel. Neue Herausforderungen für Kirche und Pastoral” (Il mondo della coppia e della famiglia in trasformazione. Nuove sfide per la Chiesa e la pastorale”, ndr), che intende dare impulso ad una pastorale adatta ai tempi. “L’ideale moderno e borghese di (piccola) famiglia, con ruoli maschili e femminili fortemente polarizzati, la scoperta dell’infanzia e l’immagine romantica dell’amore sono stati vissuti come fenomeni di massa soprattutto negli anni ’50 e ’60”, afferma Gellner in un’intervista all’agenzia svizzera Kipa (20/9). ”Di fronte a questa normalità, l’attuale situazione appare a molti come una grave crisi”. In realtà, così come l’epoca medievale conobbe un grande numero di modelli relazionali che coesistevano l’uno accanto all’altro, o che almeno erano tollerati, oggi esistono molti “variegati” universi di coppie e di famiglie: “Ad esempio - afferma Gellner - conviventi senza certificato di matrimonio con o senza figli, matrimoni senza figli, famiglie monogenitoriali in seguito a divorzio, separazioni senza divorzio, famiglie allargate in seguito a nuovi matrimoni, vite condotte tra due case o tra diverse città e relazioni omosessuali”.

Inoltre, oggi si registra, a livello di società globalmente intesa, “una nuova polarizzazione tra stili di vita orientati ai figli o alla famiglia e stili di vita senza figli e individualisti o, per meglio dire, orientati più fortemente alla realizzazione professionale”. Certo, monogamia e forme familiari tradizionali sono ancora oggi il modello sociale dominante, ma è venuto meno il carattere dell’esclusività di un rapporto: durerà davvero tutta la vita? Peraltro, a fronte dell’aumento del numero dei divorzi, un dato non viene mai preso in considerazione: la durata di un matrimonio oggi, rispetto a un secolo fa, è raddoppiata quando non triplicata: “Nel 1900 un matrimonio medio durava 17-18 anni: oggi ne dura anche 40”. Nell’universo non più monolitico delle relazioni affettive e familiari, dunque, in che modo la Chiesa può intervenire? “La pastorale di un tempo - spiega il teologo svizzero - era specializzata nell’annuncio di ideali. Oggi si chiede alla Chiesa soprattutto aiuto alla vita e un accompagnamento in termini di appoggio e prevenzione, e da questo punto di vista è significativa la collaborazione con i consultori prima che si renda necessario un intervento”. “Una pastorale sensibile al contesto temporale e sociale - prosegue - si sforzerà, senza pregiudizi e senza paraocchi, di comprendere positivamente la realtà multiforme, a volte contraddittoria, vissuta da molte coppie e famiglie, per riconsiderare la prassi ecclesiale a partire dalle loro esigenze”. Ci si può solo prefiggere, conclude Gellner, “di accettare gli altri senza riserve. La sacralità della vita ha molte forme. Nessuno ha il diritto di fare il giudice dall’esterno, in fretta e furia”. (ludovica eugenio - www.adista.it)

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