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lunedì 22 ottobre 2007

Un milione, il giorno dopo. L'Unione si divide sul giudizio.

(L'unità) «Le voci di dissenso vanno ascoltate, ma al referendum i sì erano 4 milioni». Cesare Damiano commenta così la manifestazione del milioni di persone che a Roma hanno risposto all'appello lanciato dalle sinistre dell'Unione. In un'intervista a La Repubblica Damiano sottolinea che «l'equilibrio raggiunto è delicato e visti i numeri della maggioranza, specie al Senato, se si tocca l'accordo non è detto che il risultato sia un potenziamento delle garanzie sociali». Quanto alla richiesta, gridata dai manifestanti, di attuare il programma di Governo, il ministro del Lavoro dice che bisogna smettere di «utilizzare il programma come un simbolo, specie sul lavoro poi, dove, se si guarda ai contenuti, lo stiamo applicando in maniera radicale».

Non sembra d'accordo Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato secondo il quale «dopo la grandissima manifestazione di ieri si fa fatica, oggi, a comprendere le dichiarazioni di alcuni ministri e a interloquire con loro nell'incessante dialogo che la sinistra, in piazza, in Parlameno e in tutte le sedi istituzionali e civili vuole a tutti i costi portare avanti». «Ieri abbiamo partecipato a un evento forse unico: non contro, non antagonista al governo, partecipe dello spirito unitario ma decisa a farsi vedere, la gente ha sfilato denunciando le precarietà della vita: il lavoro, per prima cosa, l'ambiente, la sessualità, la scuola, i saperi.... Ma Mastella invece mette insieme la manifestazione di ieri con il vaffa day di Grillo... E Damiano - conclude Russo Spena - afferma esplicitamente che è ora di smettere di fare riferimento al programma».

Russo Spena si riferisce ad una serie di interviste rilasciate dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, a vari quotidiani. Secondo il ministro, manifestazioni come quella di sabato «sfiancano Palazzo Chigi». «La sinistra deve capire che anche la migliore delle rivendicazioni, con i numeri che abbiamo non passa, perchè al Senato siamo appesi a due voti, due». E se prevalessero le tesi di Rifondazione sul welfare, non solo Dini, ma anche l'Udeur, osserva, «sarebbe costretto a votare no». «L'esperienza che stiamo vivendo assieme è difficile. Ci sono troppe differenze e le mediazioni non bastano. Ammetterlo non è un'eresia. Sono cattivo io o è cattiva la situazione?»

Al pessimismo di Mastella fa da contraltare l'impegno dei Verdi (che sabato non erano in piazza). «I Verdi faranno quadrato attorno a Prodi per impedire che l`Italia torni indietro e vada a destra. Lavoreremo in Parlamento affinché il grande tema della precarietà, sollevato ieri con forza dalla manifestazione di Roma, possa trovare risposte attraverso quelle modifiche che, tra l`altro, non comporterebbero alcun onere economico per lo Stato» dice il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli, che aggiunge: «Nella destra c`è chi, in modo moralmente inaccettabile, vuole condannare all`infinita precarietà oltre cinque milioni di persone e alla paura del futuro le loro famiglie».

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