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lunedì 22 ottobre 2007

Un Vescovo all'Arcigay.

Non capita tutti i giorni che un Vescovo sappia stupirci decidendo di andare in visita pastorale nella sede dell'arcigay della sua città. “Volevo solo svolgere il mio mestiere di Vescovo che sta fra la gente. Provando rispetto anche per le persone con le quali non condivido alcune cose”. Questo era il senso del suo gesto, peccato che sia stato stritolato dagli opposti estremismi e svuotato di significato da lanci d'agenzia, conferenze stampa dell'Arcigay nazionale e proclami vari. Ma diamo la parola ai protagonisti di questa vicenda per sentire anche la loro voce.

(Articolo tratto dal Sito: www.gionata.org) Grosseto - Le locandine dei giornali ancora nel pomeriggio di ieri (18 ottobre 2007) lo annunciavano a caratteri di scatola: «Storico: il vescovo in visita all’Arcigay». Notizia mica da poco. In questi tempi di intransigenza e steccati, un prelato che decide per la prima volta di recarsi in visita pastorale nella sede di un’associazione, la Leonardo da Vinci, che lotta per i diritti di gay, lesbiche e trans - GrossetoGay.it non è fatto marginale.
Succedeva a Grosseto ma in breve la notizia aveva calamitato l’attenzione di mass media e osservatori. Con il leader nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, pronto a prendere il primo treno per Grosseto e a dettare nel frattempo dispacci trionfalistici: «Un gesto di eccezionalità unica».

Euforia sprecata. Ieri, poco dopo l’ora di pranzo, il colpo di scena. Con un dispaccio dettato all’Ansa, era la stessa Arcigay a comunicare il dietrofront vescovile. Tutto saltato «per ordini provenienti da Roma», si rammaricava- no gli esponenti dell’associazione omosessuale. Niente evento, storico. Locandine da coprire. Ma è andata proprio così?

L’uomo della grande apertura e poi del gran rifiuto, il vescovo di Grosseto insomma, si chiama Franco Agostinelli. E’ un marcantonio di un metro e novanta, ha un cantiere schietto e le idee chiare. In gioventù ha giocato al calcio, uno stopper alla Guarnieri. Il piglio del marcatore gli è rimasto. Figurarsi se faceva passare una versione ritenuta non veritiera: «Ma quali ordini romani - si scaldava al telefono, tradendo l’irritazione - la verità è che si è scatenato troppo nervosismo mediatico. Io non sono un politico, volevo solo svolgere il mio mestiere di vescovo che sta fra la gente. Provando rispetto anche per le persone con le quali non condivido alcune cose. Questo era il senso del mio gesto.

Invece, dietro a questo suo gesto coraggioso, si è accodata un’attenzione morbosa da rotocalco, da grande evento mediatico, che ha mandato in crisi questo vescovo da trincea e non certo da fureria: «Io non faccio il cavallo di Troia per nessuno - ha scandito duro - Un conto è l’accoglienza, un conto è il riconoscimento. Se un singolo omosessuale verrà da me senza telecamere dietro, troverà sempre le porte aperte. Ma io non posso e, non voglio con questo mio gesto dare riconoscimento a questa associazione».
In questo polverone strumentale, di dichiarazioni e clamore mediatico, sarebbero insomma saltate le condizioni per la visita alla sede del’Arcigay. Lo stesso vescovo Agostinelli aveva proposto una subordinata, ovvero che «l’incontro avvenisse in parrocchia, dove accolgo tutti. ma l’invito non è stato accettato e dunque...». E dunque niente gesto storico. Chiaro e intransigente. Così com’è chiara la delusione fra le fila dei gay.

Il circolo Leonardo da Vinci conta 250 soci. Mille200 invece sono gli iscritti all’Arcigay nella Maremma. Queste le cifre di un mondo che si era preparato con euforia all’evento («Non è una provocazione, è proprio vero!» avevano scritto sul sito web) e che ieri sera, di fronte allo stop inaspettato, ha mostrato il proprio disappunto: «Ci avevano chiesto la disponibilità a salvare le apparenze e a spostare l’incontro al difuori del nostro circolo - ha spiegato Davide Buzzetti, presidente grossetano di Arcigay - Noi però’ abbiamo detto no perché troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento Dispiace per come è finita ma resta l’apprezzamento per il gesto del vescovo di Grosseto che si è distinto da altri suoi superio».

«La visita alla sede era un gesto di grande rispetto del mondo cattolico nei nostri confronti - gli ha fatto eco il presidente nazionale Aurelio Mancuso - il fatto che la diocesi abbia poi ricevuto ordini vaticani perché la visita non avvenisse non fa che aumentare il distacco fra Roma e le sue chiese locali. Rimaniamo comunque a disposizione per un confronto con tutti quei sacerdoti in linea col pensiero di Agostinelli».
E, per dare un segnale alla cosa, ieri sera alcuni di loro si sono messi lo stesso ad aspettare il vescovo nei locali delle sede. Una veglia laica senza il protagonista principale. «Se casomai dovesse cambiare idea....».

Per ora non l’ha cambiata: «Oggi il clima per andare non c’è - ha ribadito il vescovo - ma potrà esserci in un altro momento. Vedremo». A dire che, come quasi tutte le cose umane, la vicenda non è chiusa.

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