Molti episodi della vita dello scrittore, dall’infanzia fino a giorni nostri raccontati sempre da un punto di vista molto critico e poco convenzionale.
Molta ironia rivolta verso se stesso e la sua famiglia, che in fondo non lo ha mai perdonato per essere gay e per non aver mai perseguito con convinzione la ricerca di alcun lavoro importante.
David infatti svolge per anni lavori saltuari, vivendo alla soglia della povertà, elemosinando ogni tanto un letto a casa di una sorella e un pasto dai genitori.
Quando arriva il successo come scrittore, la sua vita diventa più tranquilla, ma il suo sarcasmo rimane immutato, pronto a cogliere le contraddizioni, i tabù, i pregiudizi del mondo che non smetterà mai di prendere in giro.
“Dire che non credevi nella televisione era diverso dal dire che non ti interessava. Il verbo credere suggeriva che la televisione avesse un qualche piano, e che tu fossi contrario. Suggeriva inoltre che forse pensavi un po’ troppo”
Per lui, il denaro significava singoli dollari che andavano accumulandosi lentamente, come gocce da un rubinetto. Per la zia Monie equivaleva più che altro a un oceano. Spendeva un’onda, e prima ancora che le battessero lo scontrino un’altra si era già infranta sulla riva.”
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Mi raccomando: tutti vestiti bene
di David Sedaris
Mondadori, Collana Strade blu
pagg. 237; € 15,00
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