(Panorama) Alla fine Romano Prodi è stato costretto a lanciare un ultimatum, in diretta al Tg3, alla sua riottosa maggioranza: “Non pongo il voto di fiducia, ma esigo che le forze politiche della maggioranza rispettino gli impegni che esse hanno assunto di fronte ai cittadini. È giunto il momento che le forze della maggioranza facciano chiarezza”.
Dopo il martedì difficile del Consiglio dei ministri, per il centrosinistra è il giovedì nero al Senato. Qui la maggioranza è andata sotto ben 4 volte sul collegato alla Finanziaria. Tanto che nel pomeriggio si è scelto di non ricorrere alla fiducia e di andare avanti ad oltranza. Una decisione che potrebbe sembrare di forza e invece è esattamente il segno della debolezza.
In mattinata il governo è andato sotto su argomenti considerati minori come la soppressione della società Stretto di Messina e delle scuole della Pubblica Amministrazione. Cosa che, a parte il clamore mediatico, non ha molta ripercussione. Se viceversa fosse stata posta la fiducia, anche su un argomento minore, il rischio sarebbe stato la caduta del governo. Ecco perché andare avanti ad oltranza è un modo per certificare, qualora ce ne fosse bisogno, la debolezza del centrosinistra a Palazzo Madama.
La prima vittima nell’Aula del Senato è Franca Rame, che stamani ha votato con l’Unione e contro il suo gruppo, facendo balenare l’idea che lascerà il gruppo dell’Italia dei Valori. Difficile riuscire a parlarle proprio perché la maggioranza è blindata tra i banchi. Ma con un sms la Rame, che più volte ha avuto dei “mal di pancia” nei confronti delle votazioni che le erano state imposte dal centrosinistra, conferma a Panorama.it “lascerò il gruppo dipietrista”. La senatrice è nera: “Avrebbero dovuto informarmi e discuterne. Sono arrabbiatissima”.
E dunque per far portare a casa la pelle al governo Prodi i canuti del Senato si accamperanno in aula fino a che le centinaia di emendamenti non saranno stati discussi e votati. Probabilmente faranno notte. Ma per quanto potrà andare ancora avanti la situazione? Panorama.it ha provato a chiederlo a Piero Testoni, deputato di Forza Italia, responsabile editoria del partito, ma soprattutto uomo dello staff comunicazione di Silvio Berlusconi: “Ci vorrebbe la palla di vetro” esordisce Testoni “ma il vero problema non è la caduta di Prodi. Bensì il dopo Prodi…”. Testoni poi vara un paragone alla Ian Fleming: “È come se avessimo azionato un timer, di cui solo pochissimi sanno quando è l’esatta ora dell’esplosione. Quegli stessi pochissimi sono in grado, come nei film di James Bond, di bloccare il timer in qualsiasi momento”.
Nomi? “Certamente” aggiunge il deputato azzurro “Silvio Berlusconi è uno di quelli”. Ma è uno di quelli che non lo farà… Poi il ragionamento di Testoni entra nel campo avverso: “Nella sinistra manca una figura unica altrettanto forte politicamente e autorevole. E la recente creazione del Pd non risolve: lì ci sono più divisioni e più feriti che non vincitori”. Infine Testoni parla delle mosse del capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “Per il dopo Prodi tutto vuole tranne che un automatico ricorso alle urne. Credo quindi” ha concluso Testoni “che si impegnerà, e probabilmente già lo sta facendo, allo spasimo per non portarci alle urne subito”.
D’altra parte lo stesso leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi, nel pomeriggio aveva dichiarato: “Quello che è successo oggi non farà cadere il governo Prodi, che invece cadrà su un voto decisivo, su una legge importante e non per un incidente di percorso”.
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